Se ne parlava un paio di settimane fa e – come sincronicità vuole – pochi giorni dopo ho trovato questo post di Carlo Lucarelli su Facebook.
Penso che valga la pena condividerlo con tutti i lettori di Plutonia Experiment che si occupano di scrittura e di creatività in senso generale.
Giusto per fare ulteriore chiarezza su cos’è per molti (ma evidentemente non per tutti) il processo che porta alla realizzazione di un’opera culturale o d’intrattenimento (io mi occupo, molto volgarmente, di questa seconda categoria).
Grazie alla nota di Lucarelli introduciamo un elemento ulteriore al discorso, quello dei “forum d’ascolto”, che per quel che riguarda gli scrittori potrebbe essere un qualunque gruppo o community di riferimento. Avete presente quelli che partecipano per dire robe del tipo “dai, scrivi un’altra storia di zombie” oppure “non scrivere più racconti di supereroi/ucronie/heroic fantasy che ti preferisco come autore horror“? Ecco.
Siamo proprio certi che i suggerimenti e le richieste che arrivano tramite questi gruppi siano quelli giusti da seguire, o quantomeno da assecondare?
La prendo da lontano (come spesso faccio) ma ci arrivo.
Prima una citazione colta: Borges, quando scrivo so di avere un lettore alle mie spalle ma non mi volto mai a guardarlo.
Poi un aneddoto: nel primo anno di Blu Notte, quando ancora si chiamava Mistero in Blu e si occupava di casi di cronaca, dopo le prime puntate la RAI fa un forum d’ascolto di esperti che decide che i miei spettatori sono soprattutto trentenni, laureati, del Nord. Qualche giorno dopo mi trovo a quella trasmissione di Paolo Limiti con quel cane finto che parla, sono seduto tra gli ospiti e accanto a me ho Nilla Pizzi e Wilma De Angelis, splendide come sempre ma allora già qualche centinaio di anni in due, che quando mi riconoscono mi sia attaccano alla giacca perché sono fan del mio programma.
Morale: non ho mai creduto ai forum, d’ascolto o meno, e non ho mai lasciato che la consapevolezza di parlare a qualcuno incidesse su quelle che ritenevo le scelte giuste per raccontare la mia storia. Lo stesso vale per il team che fa Coliandro, abbiamo le nostre idee e finché le riterremo giuste le seguiremo a dispetto di tutto. Però quello a quello che ho scritto più sotto sulla critica ci credo, può essere che da uno spunto di riflessione capisci che una scelta è meno giusta o magari te ne scopri un’altra a cui prima non pensavi.
Quindi: se avete critiche sul nostro Coliandro mi piacerebbe che le esprimeste qui. Se le motivate, naturalmente, è più utile. (Carlo Lucarelli)
Tutto questo discorso, ampiamente condivisibile, fa il pari con chi guarda con crescente preoccupazione i registi/autori/musicisti/disegnatori (etc) che si fanno influenzare da quelle sesquipedali idiozie che sono le “proteste dei fan”.
Proteste dei fan per una versione afroamericana dell’Uomo Ragno.
Proteste dei fan perché Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film sul robottone d’acciaio che tanto amavano da piccini.
Proteste dei fan perché il serial X è troppo breve o è troppo lungo.
Proteste dei fan perché Batman sarà interpretato da Ben Affleck.
Ma se i fan, alla fine della fiera, non sono registi/autori/musicisti/disegnatori, vorrà pur dire qualcosa, no?
(A.G. – Follow me on Twitter)
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