Prima (o dopo) gli altri -punk: il mythpunk

rifts

Dopo aver esaminato, in ordine cronologico, stonepunk, sandalpunk, clockpunk e teslapunk (saltando, per il momento, filoni più noti come per esempio lo steampunk), spendo oggi due parole per un sottogenere del “punk punk” ancora più bizzarro e di nicchia, che spesso tende a confondersi con l’assai più noto fenomeno dell’urban fantasy. Parlo del mythpunk, raramente denominato anche mythopunk.
Di cosa si tratta? Vediamo un po’ di definirlo*: il mythpunk è quel ramo della speculative fiction che mischia elementi di folklore e di mitologia con situazioni moderne e attuali, non raramente con scenari distopici o fantascientifici. La determinante che lo differenzia, sebbene non di molto, dall’urban fantasy è proprio una certa tendenza del mythpunk alla science fiction o al cyberpunk.
Personalmente credo di aver inconsciamente incrociato questo filone anni fa, senza nemmeno sapere che si chiamava così**, giocando al noto RPG Rifts.

Il mondo di Rifts è la Terra fra centinaia di anni. Le Ley line, dei canali di energia magica, attraversano la Terra formando delle aree geografiche soprannaturali come il Triangolo delle Bermuda. I punti in cui le ley line si intersecano, chiamati nexus, solo luoghi in cui la magia è potentissima, come le piramidi di Giza e Stonehenge. Se un nexus si rafforza, il tessuto dello spazio e del tempo può lacerarsi, creando un rift, ovvero un buco nello spazio-tempo che conduce in altri luoghi, periodi storici o verso dimensioni parallele/altre. Le ley line di solito sono invisibili, ma nel mondo saturato di magia di Rifts Earth, diventano visibili di notte, come enormi strisce di energia azzurrina, che in alcuni luoghi possono raggiungere il mezzo miglio di larghezza. Quando estremamente forti, le ley line possono essere viste durante il giorno. (cit.)

Rifts Vampire

Facendola molto breve, in Rifts abbiamo vampiri e mecha, mummie animate a armi laser. Ci sono druidi e cyborg, ci sono pure le avatar dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse a spasso per il mondo, così come alcune colonie lunari in cui sopravvivono enclave di umani dedite all’ibridismo zoomorfo.

Negli ultimi anni ho poi scoperto un autore, James Lovegrove, che deve al mythpunk buona parte del suo grande e meritato successo commerciale. I suoi romanzi ipotizzano scenari impossibili e affascinanti.
Il ritorno degli Dei dell’Olimpo, con tanto di seguito dei loro mostri (meduse, arpie, idra etc), e la conseguente dominazione del nostro mondo moderno tramite la conquista armata (The Age of Zeus).
La lotta tra un redivivo Odino, che costruisce un pezzo di Asgard in una Gran Bretagna afflitta dalle avvisaglie di una nuova glaciazione, e Loki, incarnato in uno degli uomini più potenti e influenti del panorama politico internazionale (The Age of Odin).
Un’ucronia che immagina creature aliene potentissime naufragate sulla Terra, che si fingono divinità del pantheon azteco e conquistano il pianeta, sottomettendo le grandi potenze grazie alla loro tecnologia superiore (Age of Aztec).
E questi sono soltanto alcuni esempi dei tanti libri autoconclusivi di questa particolarissima saga, partorita dalla fantasia di mr Lovegrove.

Age of Zeus

Anche Angelology, di Danielle Trussoni, potrebbe rientrare nel mythpunk. A differenza del normale urban fantasy, la Trussoni si inventa infatti un’intera disciplina scientifica atta a studiare, catalogare e a volte a combattere le creature angeliche che da secoli si mischiano con la razza umana, sia agendo come amici che come nemici.

Anche se il mio amico, collega autore ed editor Germano non lo sa, anche il suo (ottimo) Jack and Jill rientra nei parametri (ammesso che esistano) del mythpunk. Del resto, alla luce di quanto esposto finora in questo post, lo si deduce fin dalla sinossi:

Jill e suo fratello Jack sono speciali.
E costretti a nascondersi. Braccati.
Lei ferma il tempo. Si muove attraverso di esso.
Lui torna dalla morte. Sempre.
Ma non sono gli unici.
Le creature del mito sono ormai reali.
Sono eroi.
Sono mostri.

Germano ha attualizzato alcuni miti scandinavi, calandoli in un contesto moderno, sullo sfondo di uno scenario derivativo di quello supereroistico oramai arcinoto, Due Minuti a Mezzanotte. Nel suo particolarissimo stile, l’autore riesce così a creare un ibrido narrativo che spazia dal dark fantasy al già citato filone dei superumani (in Italia poco noto, ma in rapidissima crescita negli USA).
Inoltre, tornando al principio del discorso, non si può certo negare che Jack & Jill abbia diversi elementi mythpunk.

Jack and Jill

C’è poi da considerare il caso di American Gods, il romanzo più celebre di Neil Gaiman. In molti lo considerano il punto di partenza dell’urban fantasy moderno, da cui sono derivati, più o meno direttamente, le miriadi di saghe che ora furoreggiano nelle classifiche di vendita.
Se però consideriamo molti aspetti di questo ottimo libro, esso risulterà immediatamente idoneo al filone mythpunk. Abbiamo infatti gli elementi di rottura sociale tipici del “-punk”, così come un interessante disquisizione che mette a rapporto le vecchie religioni con quelle della modernità, i cosiddetti “nuovi Dei” che costituiscono i villains del romanzo (o almeno così pare…)
L’aspetto del Mito trasportato nella modernità traspare poi in quasi tutte le parti più importanti di American Gods. Gaiman focalizza l’attenzione soprattutto sul fatto che i vecchi dei sono stati trasportati dai coloni nella “terra senza miti”, vale a dire l’America settentrionale.

Venendo in America la gente ci ha portato con sé. […] Siamo arrivati fin qui viaggiando nelle loro menti, e abbiamo radici. Abbiamo viaggiato con i coloni, attraversato gli oceani, verso nuove terre. […] Ben presto la nostra gente ci ha abbandonato, ricordandosi di noi soltanto come creature del paese d’origine, creature che credevano di non aver portato nel nuovo mondo. I nostri fedeli sono morti, o hanno smesso di credere in noi, e siamo stati lasciati soli, smarriti, spaventati e spodestati, a cavarcela con quel poco di fede o venerazione che riuscivamo trovare. […] Vecchi dèi, in questa nuova terra senza dèi.

american gods

La cosa buffa è che anch’io ho scritto delle novelette mythpunk. Si tratta di quelle che compongono la saga de La Lancia di Marte, dove immagino un futuro prossimo venturo in cui alcuni incauti esperimenti, a metà tra esoterismo e fringe science, hanno evocato sul nostro pianeta alcune creature appartenenti ai Miti: da Tiamat a Marte, ma anche draghi, amazzoni immortali, divinità minori e altre ancora.
Il loro obiettivo? Il dominio su noi mortali (ovviamente la faccenda è molto più complessa, ma accontentatevi della versione iper-breve).
A breve uscirà il quarto e ultimo capitolo della saga, Tiamat. Il più mythpunk dell’intera quadrilogia. Ho atteso fin troppi mesi per completare l’editing, ora è il momento di pubblicare l’ebook.
E così, con un minimo di autopromozione, chiudo questo ennesimo special sul -punk.

* Lo ribadisco ancora una volta: queste definizione sono giochi lessicali, divertimenti per appassionati. Nulla che abbia valenza assoluta o accademica. Non per me.
** Ammesso che sia possibile farlo!

LLM - Tiamat nuova copertina

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