WASTE COLLECTION //// alla TRIENNALE di Milano Chiara CAPELLINI

    waste collection chiara capellinil work in progress la  triennale milano labrouge

Waste collection #1 #2 #3. Personale di Chiara Capellini a La Triennale di Milano.

Lo scarto, il consumo, lo spreco, la collezione, la traccia. Chiara Capellini mette in mostra un lungo processo di studio, viaggio e ossessiva ricerca di residui lasciati in qualche modo dall’uomo. Residui come frammenti di un passaggio – casuale o volontario –, di un’azione sviluppata con un fine preciso, ormai normale e incontrollato, quello della produzione a catena per un consumo finale.

Il percorso della Capellini nella sala della Triennale è chiaro e tangibile. Suddiviso in 3 livelli lavorativi (… )

I drippings. Quelle microsculture dalle forme casuali, diverse, quasi antropomorfe, sono il residuo dell’assiduo lavoro pittorico dell’artista che, casualmente, recuperando dal pavimento del suo vecchio studio gli scarti delle colature di acrilico utilizzato su grandi tele, hanno assunto dimensione e forma diverse grazie al supporto concettuale dell’artista. Perché da una semplice traccia sul pavimento non si può ricavare un oggetto unico, tridimensionale? (…)

Le carte da forno. Un passo, anzi due, di avanzamento: comprendere le potenzialità di una traccia, e il viaggio. (…) Da un gesto apparentemente normale e semplice, da un’azione quotidiana come quella di un panettiere, un artigiano che manualmente, ogni giorno, restituisce una forma a una materia di prima necessità come il pane, ecco che ha preso vita il secondo progetto: recuperare il maggior numero di carte da forno utilizzate dai fornai di tutta Italia, rubando le tracce di questo lavorìo e rendendole anch’esse opere uniche.

Chiara ha così incominciato un viaggio in diversi capoluoghi d’Italia. Da Milano – dove l’idea archetipa ha iniziato nei forni dello storico Gianni Berni – a Roma, Venezia, Bologna, Firenze, Padova, Napoli, Ischia, Bari, per portare via i residui di questo lavoro quantitativamente impressionante. Le carte da forno hanno impressa la traccia di ciò che è stato prodotto. Come una sindone, questo velo, oggi utilizzato dai forni che hanno grande richiesta – l’artista ha infatti scelto città con più di 200,000 abitanti – è necessario per una produzione sempre maggiore, come risposta a un consumo maggiore. (…)

I color testers. Il terzo sviluppo. L’uso e il consumo dell’uomo attraverso un suo gesto di prova. Nei negozi di colori e nelle cartolerie di tutto il mondo l’utente ha la possibilità di fare delle prove: un foglio, un taccuino o un quaderno vengono messi a disposizione del pubblico per scarabocchiare e verificare il prodotto che vuole comprare. (…) Rossella Farinotti

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