Critici “senza calli”, ovvero, ci sono anche altri mestieri, ma c’è sempre posto per tutti. Di Alessandro Trabucco(L.I.M.4)

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Critici “senza calli”, ovvero, ci sono anche altri mestieri, ma c’è sempre posto per tutti.

di Alessandro Trabucco

 

 

In effetti e’ proprio così. All’epoca degli studi in Accademia li chiamavo critici "senza calli”. Ero furioso contro lo strapotere di certa critica d’arte responsabile, a mio avviso, di un appiattimento della ricerca a favore di giochini di potere da “Prima Repubblica”. Ma cosa intendevo dire con questa espressione? In poche parole che il critico d’arte solitamente (e aggiungo “giustamente”, visto che non è il suo mestiere) non sa cosa significhi trovarsi di fronte ad un foglio o ad una tela vuoti, non ha mai inciso una lastra, non ha mai scavato una xilografia, non ha mai provato la “tensione della creazione”. Però ha studiato molto, certo, e il “critico medio” lo deve di solito far pesare quanto più gli è possibile. L'atteggiamento conseguente è una sorta di arroganza più o meno palesata in ogni discussione, sia con altri critici colleghi sia con gli artisti e, in questa epoca di mediocrità e fannulloneria, proprio costoro hanno potuto rovesciare la situazione: non sono più i critici ad andare a trovare gli artisti nei loro studi, al contrario, gli artisti si devono scegliere il loro critico (e/o curatore) per poterlo rincorrere ed incontrare magari in occasioni mondane. Roba da ridere.
Comunque, la critica degli anni passati ha avuto in mano le sorti degli artisti, il potere di scegliere questo o l’altro artista da invitare alle manifestazioni importanti, la possibilità di decidere a chi assegnare i premi di biennali, triennali, quadriennali, “poliennali” et similia. Chissà se esiste ancora qualche critico che faccia il proprio lavoro per vera passione inseguendo l'ideale dell'Arte e non della convenienza economica? Lo svelerò tra poco...
Già la parola stessa "critico d'arte" (ma ho già avuto occasione più volte di affermarlo) mi ha sempre fatto rabbrividire, ma ormai l’ho accettata...
Ho sempre pensato che fosse arrivato il momento di cambiare le cose, che fosse necessaria una svolta decisiva, che la critica d'arte dovesse essere soppiantata e rimpiazzata da una nuova disciplina di "ricerca artistica" destinata non più al "mercatino delle pulci" e ai soliti giochi di potere.
La grossa difficoltà è rappresentata proprio dalla formazione unicamente ed univocamente culturale e politica della maggior parte di questi “funzionari”, che non è certamente cosa negativa se impiegata a favore della vera Arte. C'è chi sostiene che i critici siano degli artisti mancati, a me non interessa verificarlo né dimostrarlo, il sottoscritto ha infatti esercitato l’arte e non è passato poi dall’altra parte della barricata senza un motivo ben preciso, anzi, ha effettivamente valicato questo confine con la consapevolezza di dover sostenere degli “ideali primari” e prendere posizione.
E l'artista deve riacquistare una propria autonomia teorica oltre che una dignità creativa senza filtri o imposizioni. La maggior parte degli artisti purtroppo accetta una situazione di compromesso, facendo in modo che qualcun'altro parli per loro, senza controllo né ritegno, servendo la critica per delle cause quasi estranee alla loro indipendenza creativa. La critica è un servizio all’artista e alla cultura e non il contrario.
Sicuramente l'opera d’arte parla da sola e non ha bisogno di essere tradotta verbalmente dall'artista stesso, ma questo luogo comune ha permesso il proliferare di critici d'arte senza scrupoli pronti a "vendere" le proprie teorie senza un effettivo confronto con l’artista, perché la parola non e' il medium specifico dell’artista. E' il letterato a farne uso. Ma il letterato fa della composizione di parole la propria opera d'arte, mentre l'artista usa le parole come "tramite verbale". Il critico dovrebbe porsi a metà, e lì dovrebbe stare, senza diventare un esponente predominante e prevaricante. E' necessario non abbandonare ad altre menti il proprio mondo interiore se queste menti non sono in grado di svelare ciò che si ha in testa e nel proprio cuore. Se un tramite tra il pubblico e l'artista deve esistere, ciò non dovrebbe comportare un sottodimensionamento dell’importanza dell'artista come invece avviene oggi, né l’artista deve per forza creare, se le sue creazioni non sono “necessarie” all’Arte. Ci sono anche tanti altri mestieri, per entrambi.
La critica d'arte non e' mai stata capace di anticipare i tempi come l'Arte e i veri artisti hanno sempre saputo fare. Nel momento in cui la critica ha promosso le avanguardie dagli anni '50 agli anni '80 (a differenza delle vere avanguardie storiche promosse dagli artisti stessi) ha in realtà contribuito alla formazione di "retroguardie" in grado di rielaborare gesti già compiuti, in una gigantesca variazione sul tema di durata cinquantennale. Tuttora, “giovani” artisti, “cloni del terzo tipo”, protetti (per non usare un’altra parola meno “tecnica” ma più efficace) da fondazioni dai nomi altisonanti, sono responsabili di esposizioni/minestroni vergognose e poco edificanti per l’Arte stessa. E non poteva che essere altrimenti, dato l'inquinamento creativo portato da gente non creativa. La vera creatività della critica si è spesso espressa in saggi noiosissimi e poco utili per la comprensione delle opere che avevano la pretesa di voler spiegare.
Ma è sempre maggiore il numero di colleghi che sta lavorando con trasparenza, dedizione ed onestà, nei confronti innanzitutto del proprio mestiere e di conseguenza nei confronti dell’Arte, ma sono anche quelli che fanno più fatica a continuare a lavorare in questo modo, attaccati nella loro parte più debole, quella della fantomatica gratuità delle prestazioni culturali, costretti ad arrancare, ad elemosinare qualche euro in più per questo mestiere faticoso (se svolto coscienziosamente) ed alle prese con le poche briciole rimaste dalle grandi abbuffate delle stars della critica/spettacolo figli di un’epoca sempre più falsa perché sempre più adulterata.
Amor Vincit Omnia

 

 

 

 

 

 

[Less is more (Mies van der Rohe) - la Rubrica di Alessandro Trabucco
n. 04 - “Critici “senza calli”, ovvero, ci sono anche altri mestieri, ma c’è sempre posto per tutti." - pubblicato su lobodilattice il 03/05/2010]


 

 

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