Dall'esistenzialismo di Hirst al mondo ludico di Fabrizio Fontana: è di scena il Giganteschio

 

La filosofia, affermano Platone e poi Aristotele, nasce dalla meraviglia (in senso teoretico, come  tensione gnoseologica, non estetica).  Ma nasce anche, così come l'arte, dal pensiero della morte. E' da questa riflessione, che implica una sublimazione della paura al cospetto della Signora con la Falce, che muove il percorsi artistico di Damien Hirst. L'artista più discusso dello scenario artistico internazionale. Da queste stesse premesse filosofiche parte il progetto di Fabrizio Fontana, artista salentino che sta destando notevole curiosità, oltre che successo di pubblico e di critica, con il suo Giganteschio. Un'opera bizzarra ma anche rassicurante: vestire la morte di colori shock, incollando su un teschio una miriade di piccoli giocattoli, rassicura, appunto. Non a caso, come dice lo stesso Fabrizio Fontana, tutto il suo percorso artistico ruota sul tema ludico. E sull'ironia. Da notare la Barbie in desabillè che campeggia indisturbata sul cranio del povero Giganteschio. Esposta all'ultima edizione di Affordable Art Fair di Milano, l'opera è stata la più fotografata in quell'occasione. E ha riscosso notevole successo anche il Giganteschio show realizzato alla Art and Arts Gallery di Galatina, nell'ambito della mostra "The Paper, the Pig and his Artist" di Salvatore Masciullo, inaugurata il 4 marzo scorso e curata da Katia Olivieri. L'esposizione del Giganteschio è stata preceduta da una live performance art-rock ispirata a "Zombi" (1978), la  celeberrima pellicola di George A. Romero. Ma il Giganteschio, non pago di cotanto clamore, è stato recentemente ammirato anche alla Kunstart 2012, la Fiera di Bolzano, a rappresentare la Art & Arts Gallery, di Gigi Rigliaco. 

Quale sarà il futuro del Giganteschio dunque? Sicuramente di lunga, giocosa vita. 

 

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