Elad Lassry è emerso in maniera importante sulla scena artistica contemporanea in poco tempo, grazie alla spiccata capacità di esprimere la confusione visiva dei tempi moderni attraverso un suo particolarissimo sistema che riconosce la “verità” del costruito e dell’artefatto.
Israeliano nato nel 1977 a Tel Aviv, americano d’adozione (vive e lavora a Los Angeles), è ora ospite del PAC di Milano, dove per la prima volta viene promossa una sua mostra monografica in Italia, iniziata il 9 Luglio e che si concluderà il 16 Settembre, composta da un’accurata selezione di opere a parete, le nuove “sculture”, quattro film ed un’installazione inedita.
L’opera di Lassry va e arriva in profondità; potremmo quasi definirla come un processo atto a sradicare e rivalutare i codici visivi già conosciuti per condurli alla formazione di nuove strade, così da creare altrettanti nuovi usi interpretativi. In un certo senso, potremmo immaginare un paragone” induttivo”, che valuta le singole figure e le ordina, inverte, cambia e manipola per poter giungere ad una forma di astrazione innovativa.
In questo contesto, l’immagine contemporanea viene riconosciuta come adattabile all’ambiente in cui è immersa, ecco quindi che non esistono regole rigide e fisse, ma le interpretazioni che si sviluppano nel qui e ora sono molteplici poiché secondo l’artista stesso, esse si formano nell’istante stesso in cui l’occhio e la mente osservano; le immagini, così, assumono significati legati al nostro carico emotivo ed esperienziale, spesso estranei alla “natura oggettiva” di base.
Nella personale del PAC, Lassry propone tutti i media che fanno parte della sua opera, e lascia che essi interagiscano attraverso un dialogo reciproco, dove si crea una sorta di orizzontalità: nulla è protagonista e nulla è in secondo piano, non c’è oggetto, né ambiente di contorno né figura in primo piano; tutto è presente adesso, e tutto deriva da un cosmo comune, dove non c’è spontaneità ma pose costruite e artificialità.
Questo aspetto è molto evidente nelle fotografie, che presentano dei soggetti comuni alla quotidianità, come persone e animali, ma con pose costruite e improponibili nella spontaneità appunto, collocati in ambienti artificializzati, e con la presenza di oggetti interessanti ma poco fruibili e funzionali.
Le immagini hanno grande impatto sullo spettatore poiché grazie alla loro perfezione si imprimono nell’occhio e nella memoria visiva. Tutto appare “costruito” a tal fine, dalla scelta dei soggetti a quella dei colori, fino ad arrivare all’ordine nello spazio e alle pose; c’è un legame persino con le cornici scelte, in quanto la scelta cromatica crea un ponte di connessione atto alla creazione di dimensioni concrete, trasformando così le immagini in “sculture”, che appaiono quasi tangibili al fruitore.
Anche nei film troviamo la presenza di questa interazione cornice- immagine: ecco allora che figura e ambiente si connettono e formano una dimensione ottica e percettiva. Non c’è narrazione, i film sono muti proprio per focalizzare l’attenzione sulla creazione di significati e sensi da parte dell’osservatore; a tal proposito, anche l’inquadratura diventa un mezzo per acuire e produrre metodi interpretativi.
Potremmo definire l’opera di Lassry come un universo di immagini muto, ma intrinsecamente ricco di mille sfaccettature e significati: artificiale e costruito volto non alla mera finzione ma alla possibilità di ricollocare i cassetti della memoria e produrre così nuovi sensi e nuove connessioni; in un certo senso, è come se esistesse una funzione semiotica, dove “segni” quotidiani, che sono poi figure peraltro a volte banali e frequenti nella vita di tutti i giorni, si ”mettono” in posa.
Osservando le opere esposte al PAC, ci si addentra in un sentiero “pericoloso”, fatto di sensazioni ed impatti contrastanti: si passeggia tra immagini da sogno, quasi appartenenti ad un mondo sublimato e al tempo stesso tra immagini nude e crude, quasi algide e diaboliche, il tutto pervaso da un ambiguo e celato interesse per la pubblicità; osservando le fotografie si nota un equilibrio così perfetto da apparire in un certo senso “clinico”: tutto occupa precisamente uno spazio, al punto da creare una sorta di geometricità.
Il viaggio nella personale di Lassry è un viaggio tra le sirene di Ulisse: immagini incantatrici, seduttive, colorate, che tentano l’occhio ed i sensi dello spettatore, quasi a distribuire ogni senso attorno ad esse.
ELAD LASSRY. Verso una nuova immagine
PAC (padiglione d'arte contemporanea), via Palestro 14- 20121 Milano
Dal 06. 07. 2012 al 16. 09. 2012
Orari: lunedì: dalle ore 14.30 alle ore 19.30;
da martedì a domenica: dalle ore 9.30 alle 19.30;
giovedì aperto fino alle ore 22.30 (ultimo ingresso un'ora prima)