Enza Voglio: Il gesto è un veicolo della visione.
Eraldo De vita scrive di lei:
"L'astrattismo di Enza Voglio non è solo un concetto inerente le arti visive in senso stretto, ma afferma l'esigenza dell'universalità della rappresentazione artistica al di fuori delle divisioni e dei contrasti che caratterizzano tutti i movimenti di avanguardia, quelle istanze di libertà cioè, al centro delle quali sta l'uomo, con i suoi sentimenti, le sue ribellioni e le sue esigenze interiori.
Enza Voglio, con la sua arte, è capace di giungere immediatamente alle fonti più segrete dell'emozione e della spiritualità: il colore, il segno, la massa sono posti in rapporto dialettico tra loro in modo analogo al ritmo, al contrappunto e al timbro del discorso musicale".
Partiamo dalla tua idea di pittura, sembri attraversare i linguaggi e i generi della pittura contemporanea, con una priorità, l'esigenza del gesto pittorico, che anteponi alla meccanicità, da cosa muove la tua urgenza del gesto?
Il gesto, lo vivo come atto liberatorio.
Con il gesto veicolo la mia visione, reale o irreale che sia, in fondo nei linguaggi dell'arte si tratta comunque di convenzioni o convinzioni.
Gesto, ma anche ritmo cromatico, il tuo uso del colore, sembra finalizzato a creare una tensione armonica nello spettatore, sembri una compositrice che suona la tela con gesti, segni e colore, c'è un tuo ritmo musicale dietro le tue "esecuzioni" o è tutto improvvisazione live?
Non è una questione da poco, tento di capire se il tuo lavoro, come ritengo, sia il frutto e l'equivalenza della cultura hip hop, che tanto caratterizza il contemporaneo.
Il colore è la mia ''essenza', lo sento, lo vivo.
Le mie esecuzioni nascono dal colore, è un rituale alchemico, ritorna danzante, palpitante, trasformato e camaleontico.
La nota dolente è il contesto in cui operi, che sembra aperto al contemporaneo d'importazione, piuttosto che alla determinazione d'esportazione, quanto della cultura e dell'ambiente napoletano di formazione è presente nel tuo lavoro?
Napoli è una città contraddittoria.
Libera, nichilista, autarchica, sacra , profana, creativamente stimolante, ma chiusa al contemporaneo.
Nei miei dipinti la napoletanità trasuda dalle mie cromie e dal mio gesto indisciplinato e irruento, che muta da lavoro a lavoro, mettendosi in scena.