L'arte nello spazio web 2.0, farà i conti con incuria e ignoranza?
La storia dell'industria culturale e artistica e della sua economia applicata, di fronte all'avvento di Internet è stata, non solo nel suo primo decennio, ma ancora ora, fortemente conservatrice.
Preoccupata, con i suoi artisti che la politica e il privato consegnavano alle Accademie come forma d'investimento, della propria sopravvivenza; si è tentato di congelare un intero sistema e un intero universo che continua a muoversi, mirando ad annullarne la spinta innovativa.
Quello che questo atteggiamento ha materializzato in Italia è un forte ritardo e un danno incredibile alla nostra cultura artistica contemporanea.
Il web ha sollevato il velo dietro il quale si nascondevano gli ingenui, l'ipocrisia di fondo secondo la quale l'industria mediatica dei contenuti culturali aveva una responsabilità prioritaria nei confronti dell'arte e la cultura.
Per secoli si è selezionato cosa fosse opportuno tramandare culturalmente e cosa no.
Questo ha creato una frattura arbitraria tra ciò che era da conservare e ciò che era omesso da destinare all'oblio, la ragione di tutto questo era semplicemente in un sistema ristretto, non era possibile conservare una memoria così ampia.
Questo limite spaziale di archiviazione è scomparso, la soluzione sta ovviamente generando altri problemi, l'arte che si auto archivia e auto determina via web è fragile, è legata all'obsolescenza tecnologica, ma resta il fatto che mai la memoria e la connessione dei linguaggi dell'arte è stata così intensa nella storia dell'umano.
I linguaggi dell'arte si stanno auto archiviando ma sono comunque destinati a fare i conti con l'incuria e l'ignoranza.