Il secolo scorso e le sue politiche che stancamente si trascinano in questo, ha stravolto il significato della parola agire.
L'azione e il fare meccanico non ha nulla a che fare con l'agire, confondere il fare con l'agire è figlio di una logica regolata e disciplinata che ci indica che cosa fare in ogni momento della giornata.
La persona attiva nel nostro mondo non è considerata il creativo, colui che osserva il mondo per accompagnarlo con suo suono; erroneamente si considera attiva la persona che bieca e cieca obbedisce al fare regolato e scandito disciplinato, l'indisciplinato è lo scartato, così come il passivo.
Il sistema della capitalizzazione speculativa dell'arte e della figura d'artista non popolare, ma professionale, non è un sistema attivo, ma iperattivo che dell'agire non ha nulla, non c'è ricerca, non c'è conoscenza e consapevolezza del sé per elaborare un proprio linguaggio.
L'artista attivo, quello che realmente agisce, rinuncia al controllo totale della determinazione dei suoi processi creativi fatti prodotto, sonda strade ignote, convive con gli interrogativi del suo lavoro e della sua ricerca e non cerca protezione nella quotazione.
L'artista che agisce si muove verso il vario e il molteplice, cerca l'armonia e la collettività, di cui lui è contemporaneamente un vettore e una risultante.
Ragionare sulla libera ricerca artistica e la determinazione del proprio linguaggio, vuole dire nella pratica, fare ciò che piace fare, questo è agire.
Quello dello Scultore, non è un lavoro pesante, è il suo gioco; quello del pittore non è un lavoro intellettuale o di cuore, è il suo gioco.
Un artista che lavora, quando lavora e ha un percorso di sviluppo lineare e non predeterminato, attraversa semplicemente giocando infanzia, adolescenza e età adulta, tramutando il gioco in lavoro.
Quello del bambino, come quello dell'artista, è un sistema conoscitivo, dove i giochi sono fatti per sperimentare e sondare situazioni, questo per andare oltre.
Non solo gioco, ma anche impegno, ricerca, studio e amore per la disciplina ("la libertà è una forma di disciplina" cantava Lindo Ferretti), ma intendiamoci, disciplina come azione e non rigidezza della forma.
Tutto questo, interconnesso, è già la rivoluzione che migliora il sistema, nel divertimento che rende la fatica gioia, che annienta le gran cazzate, dettate ad arte dall'industria culturale dell'artista sacrificato, consumato, sofferente e incompreso, quello non sono io e non lo siete voi.