Classe 1970, dopo gli studi al I liceo artistico e alla facoltà di architettura del politecnico di Torino, sua città natale, si trasferisce a Milano dove apre un suo studio d'artista lavorando come scenografo e grafico pubblicitario a seguito di grandi catene alberghiere in tutto il mondo. La sua opera è influenzata, in particolar modo, dalla televisione e dai giornali da cui ricava la sua principale fonte di ispirazione che traduce nelle sue creazioni sia pittoriche che musicali. La sua è un'arte vissuta a tutto tondo, è un processo di creazione continua, instancabile, quotidiana, con un readymade che restituisce dignità e nuova esistenza a tutto quello che la società opulenta scarta come superfluo, come involucro da far finire in discarica. Massimo Divenuto ne riconosce le potenzialità e soprattutto il messaggio forte e accattivante e lo reinterpreta rendendolo oggetto concettuale e deflagrante dalla forte vocazione comunicativa.
La sua passione artistica riflette il suo approccio psicologico nei confronti della vita che va vissuta "contro" le imposizioni, il normale e un sistema che snatura l'individuo. D'altra parte questo modo di fare arte è all'origine della rivoluzione attuata da Marcel Duchamp agli inizi del '900, quando un w. c. divenne La fontana ed è proprio la poetica duchampiana dell'objecttrouvée, ossia lo spostare gli oggetti dalla loro logica d'uso abituale, quotidiana, trasferendoli in un contesto diverso per trasformarne in profondità la capacità di significazione. Le trasformazioni che Massimo Divenuto imprime ai concetti inseriti nelle sue opere, sono tralmente profonde e diverse da quelle originali che, sulla scia di Duchamp che ha rivoluzionato le fondamenta del fare arte, sta gettando le basi per imprimere un forte impulso al panorama artistico contemporaneo italiano. Un quarantaquattrenne con lo spirito giovane e intraprendente quindi Massimo Divenuto, che delle ossessioni contemporanee trae un concentrato di quotidianità mai scontato, talvolta bizzarro o anomalo sempre raffinato e intrigante. Nei suoi lavori emerge prepotente il suo talento da grafico pubblicitario con un gusto per il bricolage, la forma rubata, ritagliata e poi ricomposta che rende vani i rapporti tradizionali, il rapporto tra spazio e tempo. I suoi collages , come le sue fotografie, sono sempre pungenti, colti, reali e le pennellate decise e consistenti, vigorose e risolute catturano lo sguardo che, a poco a poco, viene rapito da quelle parole, geniale elemento compositivo dell'opera, che affiorano da pezzi di giornale strappati o da imballi per merci o ancora scritti dall'artista con attenzione e armonia degne di nota che riportano la memoria a tempi passati o la spingono verso un futuro possibile. Un talento irriverente, giocoso, ribelle, pregno di forza, solido e non aleatorio, fatto di giochi arditi con le immagini proposte dalla pubblicità o dai media, per ribaltarne completamente il significato e mandarci un messaggio forte e chiaro.