Michele Sanzone: un aborigeno a Scampia.
Nasce Alla provincia di (SS) La maddalena, vive e lavora a Napoli.
Il tuo lavoro non è solo un lavoro legato a Napoli, ma è un lavoro legato a una Napoli in particolare, quella di periferia, di Scampia, quanto influisce l'ambiente che vivi ogni giorno nel determinare il tuo linguaggio artistico?
Te lo scrivo forte della profonda convinzione, che per capire il linguaggio e la ricerca di un artista, più che conoscerlo personalmente e direttamente, è forse più importante valutare e comprendere, l'ambiente nel quale si forma, vive e opera; in fondo è con quell'ambiente che comunica nell'intimo della sua ricerca, la sua radice.
Nel passato lavoravo per i commercianti, mi rifacevo alla pittura dell’800 napoletano, ma molto dipendeva da ciò che richiedeva il mercato:
Paesaggi, boschi, marine, nature morte, ecc.; si portava avanti la baracca.
In un secondo momento mi sono dedicato all’arte contemporanea lasciandomi ispirare dall’universo e dalla filosofia che sono due mie grandi passioni.
Il mio rapporto con Scampia è limitato, perché frequento molto poco il quartiere.
Una cosa sorprende nel tuo linguaggio e nella tua ricerca artistica, la capacità di non farsi limitare da un "genere", sembra quasi che tu sia sempre a sondare il limite del tuo lavoro e coscientemente lo spinga sempre verso un oltre possibile; non ti sei fermato alla figurazione e il vedutismo, che sono in qualche modo le forme di arte popolare maggiormente radicate nella tradizione napoletana, ma sei andato oltre, in dialogo permanente con le avanguardie presenti dello scenario artistico contemporaneo, quanto questo tuo rompere la forma della tradizione popolare e Accademica è compreso dai residenti o dai condomini che frequentano il tuo studio?
Ti chiedo questo perché non c'è molta dialettica di senso sui linguaggi dell'arte contemporanea, gli artisti non sembrano più confrontarsi tra di loro e le nuove generazioni sembrano programmate per subire forme e immagini, piuttosto che determinarle.
Amo dedicarmi alla lettura dalla quale spesso traggo ispirazione per le mie opere.
Spazio dall’astronomia, alla filosofia, passando per la storia e la mitologia greca.
Fa parte della mia ricerca sperimentare e utilizzare materiali di risulta come barattoli di vetro, scatolette di tonno, tappi di sughero, schede telefoniche, biglie e quant'altro..., ripeto, si tratta di mie linee di ricerca e il mio studio è una dimensione privata, affettiva e simbolica che in comune con il quartiere ha solo la localizzazione.
Il tuo approccio all'arte si muove al confine tra scienza, alchimia e tradizione; quasi come se fossi uno sciamano che attraverso il rito del fare sonda la conoscenza e forse la modifica, come riesci a tenere insieme le tue diverse anime e traiettorie di ricerca?
Sono sempre alla ricerca di qualcosa, adesso mi sto dedicando su uluru che si trova in Australia un monte sacro per gli aborigeni, ho fatto un lavoro con 28 mila monetine da 0,01 centesimo per ripresentare le migliaia di persone che le hanno adoperate.