// Focus on cultural worker //I percorsi della pittura contemporanea raccontati dal gallerista Danilo Riva. Accade a Lecce

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La pittura e le correnti artistiche post-moderne come nucleo tematico dell’attività espositiva, l’apertura a dimensioni inedite di sperimentazione pittorica a livello nazionale e internazionale, la ricerca di artisti innovativi da valorizzare nel panorama contemporaneo. La galleria Rivaartecontemporanea di Lecce compie dieci anni dalla sua nascita. Danilo Riva, suo fondatore originario di Como, racconta a Lobodilattice la sua esperienza di gallerista. In un’intervista esclusiva per la rubrica “Focus on artist” che per questa settimana diventa “Focus on cultural worker”. Ricordiamo che attualmente la galleria Rivaartecontemporanea ospita “Claustrophilia”, la personale del pittore napoletano Dario Maglionico, in mostra fino al 14 dicembre. Suggestiva e magnetica è l’opera dell’artista, che affronta la tematica della “reificazione” degli stati psichici e della parcellizzazione dell’io, in un contesto formale di trasformazione del linguaggio pittorico che diviene definitivamente policentrico e non più lineare. La parola a Danilo Riva.

Come inizia la tua attività di gallerista e qual è il quid che ti ha spinto ad iniziare questo lavoro?

Mi sono trasferito a Lecce nel 2005 e, dopo più o meno un anno, il tempo di trovare uno spazio, abbiamo aperto: precisamente il 1° giugno del 2006. L’intenzione era quella di portare una proposta artistica che a Lecce mancava, soprattutto nell’ambito della pittura. La galleria nasce da una passione che ho sempre avuto per l’arte. Ero un piccolo collezionista e ho trasformato questa passione in lavoro.

Per quanto riguarda il panorama dell’arte contemporanea italiana, a quali correnti artistiche ti senti più legato?

Ci sono varie scene artistiche in Italia: lavoro spesso con Ivan Quaroni quindi ho ospitato diverse mostre curate da lui, seguendo, tutto il filone di Italian Newbrow. Abbiamo anche organizzato la presentazione del suo libro alla Biblioteca Provinciale  e ospitato mostre con artisti appartenenti a questa corrente.

Che idea ti sei fatto, in questi dieci anni di percorso, degli artisti emergenti, dei talenti pugliesi?

Ne ho conosciuti pochi, con qualcuno ho lavorato ma poi le cose non sono continuate. E’ vero però che ci sono anche altre gallerie pugliesi che si occupano di questo: è giusto che lo facciano loro, in quanto conoscono meglio la storia e la tradizione artistica pugliese. Io, non essendo pugliese di origine, ceco di portare  realtà diverse.

La tua ispirazione artistica per quanto riguarda il criterio di scelta?

Il criterio di scelta è se l’artista mi piace e se il suo lavoro dice qualcosa, se mi emoziona  condividendolo con il critico con cui sto lavorando. Non guardo mai la carta d’identità prima di scegliere un artista.

E allora come mai hai scelto proprio la Puglia, cioè come contestualizzi la tua scelta a livello territoriale?

La Puglia e Lecce non c’entrano assolutamente niente. Non sono venuto a Lecce appositamente per aprire la galleria ma per altri motivi; avrei fatto la stessa proposta di artisti se avessi aperto la galleria in qualsiasi  altra  città d’Italia. Propongo artisti che ritengo validi e cerco di dare loro visibilità.

Tra gli artisti che hai ospitato in galleria qual è quello che finora ti ha colpito di più?

Tanti artisti che hanno lavorato qui, oltre ad essere interessanti dal punto di vista lavorativo, li ho trovati molto stimolanti anche come persone, di notevole spessore culturale e professionalità. Penso ad esempio a Vanni Cuoghi: il suo grande bagaglio culturale trasuda chiaramente dalle sue opere. Ma penso anche a Dario (Maglionico n.d.r.), che ha questo particolare tipo di pittura pur non avendo una preparazione accademica, ed a tanti altri. Raramente  ho trovato persone che dal punto di vista umano mi abbiano  deluso. Qualcuno c’è stato, inevitabilmente sul numero, ma la maggior parte no. Anche con artisti con cui non lavoro più ho conservato ottimi rapporti. Continuo a seguirli  perché il mio interesse alle loro opere continua, va oltre il puro rapporto lavorativo.

Nei viaggi fuori dall’Italia che hai intrapreso quali esperienze ritieni più significative?

Abbiamo partecipato ad alcune fiere europee, ad esempio alla Fiera d’arte a Mosca, a Zurigo, a Berlino, a Vilnius.  Quando torni sei più arricchito.  Esci dal contesto italiano e vedi quello che si muove a livello europeo,  è la dimensione verso la quale tutti  ci stiamo proiettando, anzi già ci siamo.

Proprio perché in Puglia ci sono pochissime realtà, non ritieni che sia un territorio in cui costruire molto?

Certamente. Facendo questo lavoro posso selezionare degli artisti proporli in galleria e  alle fiere. Questo è il lavoro che mi piace e che voglio fare, non saprei cosa fare di più per la Puglia.

Quali sono le ultime mostre che hai allestito?

A giugno abbiamo ospitato Annalisa Fulvi con la mostra “De re aedificatoria”, in corso abbiamo la mostra di Dario Maglionico, “Claustrophilia”, e nel periodo tra le due mostre abbiamo partecipato alla fiera a Berlino. Stiamo definendo il programma della galleria per l'anno prossimo. A marzo è già fissata una mostra. Come fiere pensiamo di ripetere Zurigo,  ma anche Berlino e stiamo valutando la partecipazione a Colonia o a Basilea. Invieremo  le applications in questi giorni quando avremo le idee più chiare, in modo che poi, tra una fiera e l’altra, riusciremo a programmare le mostre.

L’esperienza più positiva e quella meno positiva che hai vissuto in questi ultimi dieci anni, in campo artistico ovviamente.

La cosa bella è riuscire a tenere attiva la galleria: ormai compiamo dieci anni e tanti gufi ci davano per spacciati dopo poco tempo ma, come dice Vasco Rossi, siamo ancora qua. Esperienze negative particolari nessuna, ci sono stati momenti un po’ scoraggianti, alcuni  artisti non sono stati capiti  oppure commercialmente alcune cose non sono andate bene.  Ecco, quelli sono dei momenti che devi superare, senza lasciarti abbattere, cercando appunto nuove energie, e imparando dagli sbagli.  Però appunto siamo ancora qua, e dopo dieci anni significa che qualcosa di buono è stato fatto.

La tua opinione sulla direzione che sta prendendo l’arte contemporanea in generale in questo periodo storico.

Sono molto curioso. Come galleria trattiamo principalmente pittura, un mezzo che ogni tanto viene dato per spacciato mentre poi rinasce sempre. La  pittura continua ad esserci con entusiasmo, con forza. Ci sono pittori molto bravi in Italia che non temono il confronto con artisti di altri Paesi. Forse è meglio non imporre una  direzione e vedere cosa accade spontaneamente.

Hai scelto dunque di specializzarti nel campo della pittura, invece per quanto riguarda gli altri linguaggi artistici come per esempio le installazioni o la scultura, qual è il tuo pensiero?

Come fruitore d’arte mi piacciono, mi interessano, mentre come gallerista devo dire che la galleria non è molto grande e abbiamo preferito dare un’impronta ben precisa. Chi viene da me sa già quello che potrà trovare . La scultura e l’installazione commercialmente le vedo un po’ più difficili da trattare e mi piacciono anche meno, quindi farei più fatica a proporle . Mi piace molto la fotografia  ma  credo molto nelle specializzazioni. Se una galleria non è di grandi dimensioni e se tratta la fotografia o pittura deve farlo bene: se fai quello devi far bene quello. Seguo gli altri campi espressivi come fruitore di arte, ma come gallerista preferisco trattare un mezzo solo.

Una considerazione sul lavoro di gallerista?

E’ un lavoro da fare con passione, col cuore.  Sembra un lavoro facile, in realtà è complicato, soprattutto dal punto di vista commerciale. E’ un lavoro che non ti abbandona mai:  devi essere curioso,  confrontarti, informarti, viaggiare, vedere cosa succede in altri contesti espositivi e fare delle scelte precise, questo è il  lato positivo. La parte meno divertente è, appunto, quella commerciale.

Qual è la realtà artistica, come iniziative fieristiche, che ti piace di più?

In Italia Artissima secondo me è la fiera più interessante, ma anche Artefiera a Bologna, certo è che il mercato in Italia è abbastanza rallentato e queste fiere hanno perso un pò di smalto. In Europa percepisci una maggior preparazione, i visitatori  vanno in fiera per acquistare, non solo  per curiosare.  In Italia molti vanno a una fiera ma poi per un anno non entrano in una galleria.  Le gallerie, andrebbero frequentate normalmente e non solo il giorno dell’inaugurazione di una mostra. Una  mostra  non è un evento che inizia e termina il giorno dell’inaugurazione, dura un mese, un mese e mezzo e c’è il lavoro di diverse persone dietro.  Non andate in galleria solo per bere il prosecco.

Un augurio che ti fai per la galleria:

Di ritrovarci tra 10 anni a fare un’altra intervista.

 

 

http://www.rivaartecontemporanea.it/

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