Mimmo Conenna al Teatro Margherita di Bari. Un'occasione mancata?

Riceviamo e pubblichiamo, articolo di Carmelo Cipriani:

Sono trascorsi ormai quindici anni dalla morte di Mimmo Conenna, gloria tra le più significative dell’arte contemporanea pugliese, è ancora si attende una retrospettiva in grado di celebrarne degnamente la vivacità di genio e il piglio sperimentatore. L’esposizione di suoi lavori negli anni non è di certo mancata, ma si è trattato sempre di occasioni episodiche, generiche collettive dedicate all’arte pugliese novecentesca, dove l’artista, uno tra tanti, è stato presentato con uno o due lavori.

Con l’apertura a Bari della mostra “Anteprima” (allestita dall’11 luglio al 4 agosto), organizzata dall’associazione culturale “Noi che l’arte” e curata da Massimo Diodati, l’attesa sembrava conclusa. Ma ogni aspettativa è stata prontamente disillusa, a partire dall’ingresso dove figurava ancora il banner della mostra precedente. Allestita al Teatro Margherita, luogo deputato – è il caso di ricordarlo – a Museo d’Arte Contemporanea di Bari, la mostra è stata certamente animata da buone intenzioni, ma queste da sole non sono bastate.

Le opere, molte delle quali prestate dai familiari dell’artista, erano di ottima qualità e bene esprimevano la multiforme creatività di Conenna: dai consueti imbuti presentati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1978 alle pitture all’olio di oliva, dalle testimonianze fotografiche delle performance degli anni Settanta alle aerosculture sponsorizzate, originale interpretazione di coevi stilemi pop. È stato l’allestimento a lasciare perplessi e disorientati. Spazi costretti pur avendone di ampi a disposizione. Nessun criterio cronologico o tipologico ordinava i lavori all’interno del foyer. Le strutture espositive erano difformi tra loro e non continue, confondendo il visitatore e lasciando aperti punti d’accesso alle zone di deposito. Per finire l’assenza di un catalogo e di pannelli esplicativi ha mortificato non poco la conoscenza di un artista la cui levatura è già stata ampiamente dimostrata in sede critica e accolta sul piano storiografico. Persino il titolo era fallace, poco esemplificativo e anticipatore di un non precisato prosieguo.

Un’occasione mancata, dunque, che dovrebbe far riflettere molti, specialmente quanti sono quotidianamente impegnati nella gestione di pubbliche strutture. E mentre gli amministratori s’illudono di proporre una giusta e fruttuosa politica culturale, gli artisti, quelli grandi, continuano ad attendere il loro giusto tributo.

 

 

carmelo cipriani

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