Selfie Mad Man

Selfie Mad Man

Forse non si riflette abbastanza su come il Selfie, sia lo sdoganamento della personalizzazione non solo della propria immagine, che diventa autoimposta e autodisciplinata.

Ma è anche qualcosa, che colpisce e influenza la pubblica opinione, è una concessione del potere al popolo mediatico che affonda la sua giustificazione nel "Che male c'è".

Selfie di Griillo, di Renzi e Berlusconi; prima ancora di Papa Francesco e Obama; dei divi di Hollywood; punti di vista che si confrontano attraverso le rispettive personalizzazioni della propria immagine; il tutto contornato da net-relativismo, si è conservatori o progressisti a seconda della solidarietà o meno che si prova con la persona con la quale ci si "selfa" e si "surfa" nel labirinto dell'informazione e definizione di contenuti che partono dal digitale.

In fondo "Che male c'è?"; così fan tutti, il selfie rende le nostre vite reali come la "Coca Cola" di Warhol, ci si illude di essere qualcuno e si accantona l'idea del sacrifico e della dedizione a sostegno della propria immagine sociale.

Questo riduce il mondo del social media a potere essere spazio di manipolazione delle opinioni da parte dei detentori dei massmedia e svuota un poco di senso la democrazia, che diviene una idea fatta immagine priva di reale contenuto.

Attraverso quel "Che male c'è?" si reprime il dissenso attraverso l'immagine che dimostra che in fondo, attraverso lo stesso gesto, non si è poi così lontani; e la critica viene ridotta a pettegolezzo a supporto dell'immagine; la personalizzazione dell'individuo comune, riflette in maniera speculare (e speculativa, purtroppo) le attenzione concentrate sul leader, la sua sfera e i suoi comportamenti, e questo, almeno in Italia, non per una decisione dell'opinione pubblica (avete mai sentito o letto qualcuno che criticasse l'epocale primo Selfie della storia del Vaticano di Papa Francesco?), ma per una deliberata scelta politica (trasversale alla richiesta del mercato che vuole le nostre vite sul mercato) che caratterizza il populismo mediatico (che in fondo non è detto che debba essere così).

Attraverso vite riflesse in un "Selfie", critica e dissenso lentamente si riducono a essere classificati come "gossip" e l'opinione pubblica è destinata a regredire in una fase che sembra essere preilluministica; dove l'informazione è ridotta a essere convenzione culturale e il pettegolezzo la farà da padrone, tutti a commentare i cattivi costumi del vicino di casa spiati dal social media (con il quale non si ha un contatto di reale scambio comunitario) e a giudicare il vizio del potente la cui immagine non rappresenta. Altro che medioevo, il paleocristiano è qui ed è ora.
Il Selfie, attesta che il mondo a tre dimensioni è sempre più chimera, che il rapporto con il mondo passa per schemi concettuali che stanno discreditando il sapere

Mimmo Di Caterino

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