Lo stagno di fuoco (di Daniele Nadir)


 

Lo stagno di fuoco

di Daniele Nadir

Sperling paperback

781 pagine, 11.50 euro

 

Arriva il Giorno del Giudizio. Gli uomini sono chiamati davanti a Dio per essere assegnati al proprio destino eterno. I puri salgono in Paradiso. La maggior parte precipita all'Inferno. Sulla Terra, sparse e sperdute, rimangono poche centinaia di persone. Tra queste Joseph Gould e Sara Ferraris. Lui è americano, uno scrittore diventato celebre negli Anni ‘30. Lei, una giovane insegnante torinese. I pochi sopravvissuti vengono riuniti da tre angeli nella Sacra di San Michele. Per quale motivo quegli uomini e quelle creature celesti non sono accanto al Signore? E cosa succederà alla Terra ora che i passaggi verso l’Inferno sono aperti? Per capirlo angeli e uomini dovranno scendere all’Inferno. A fare da guida in questo viaggio sarà Giuda, il Traditore, riuscito a riemergere in superficie e ora costretto a ridiscendere nell'abisso. In un crescendo che lega la fantasia alla realtà, una corsa contro il tempo verso il fondo dell'Inferno... (fonte: http://www.mangialibri.com/)

 

L'ultima estate del fantasy italiano

 

Ho parecchi debiti con questo libro. Cinque anni fa, quando ero più giovane e più stupido, l'avevo recensito per un sito che oggi non esiste più. Allora non avevo né le parole né il pubblico adatto per dare il giusto tributo a un romanzo memorabile. Se vogliamo proprio considerarlo fantasy – vogliamo? – potremmo anche aggiungere anche che è l'ultimo fantasy italiano di qualità che si è visto nel giro della grande editoria. Lo stagno di fuoco viene prima della Troisi e dei suoi tanti emuli (via via in calando di qualità), eppure rappresenta una singolarità, una stella solitaria fulgida e lucente nel mare magnum di oscurità e demenza in cui hanno sprofondato un intero genere.

 

Bello innanzitutto perché si distingue

 

Niente orchi, orchetti, elfi, nani, goblin. Niente cavalieri, maghi, ladri da corporazione, barbari. Daniele Nadir parti da basi totalmente diverse, così originali da essere di difficile definizione. C'è un po' di urban fantasy, almeno credo, e anche una certa dose di horror esoterico. C'è una buona iniezione di fantascienza catastrofica, solo che non si tratta di fantascienza, in quanto ne Lo stagno di fuoco la fine del mondo arriva proprio così come ce la raccontano i preti: con gli angeli, i demoni, l'inferno, il paradiso.

In realtà tutto il romanzo è un gioco a incastro di una bellezza sorprendente. Già prendere come scheletro del libro la Divina Commedia dantesca denota coraggio e sprezzo del pericolo. Eppure Nadir lo fa. E lo fa bene. La discesa all'Inferno da parte di un gruppo di umani, di cui fa parte Giuda Iscariota, sfuggito a Lucifero durante le fasi convulse dell'Apocalisse, è un viaggio memorabile, fatto di meraviglie e di orrori. Di meravigliosi orrori. E di tante storie. Le storie che raccontano i vari dannati che i protagonisti incontreranno strada facendo. Un gioco a incastro, come dicevo.

E poi c'è la rivoluzione che sconvolge l'Inferno post-Apocalisse. Vi sembra un'idea da poco? Orde di dannati che marciano sotto la bandiera di un Messia oscuro e misterioso, mettendo a soqquadro le gerarchie demoniache che governano da eoni lo stagno di fuoco. Senza parlare di Lucifero, che sta per liberarsi dalla sua prigione glaciale, e di cui nessuno riesce a immaginare le reazioni.


 

Fantasia, ritmo, costruzione

 

Il libro di Nadir riconcilia con la parola “fantasia”. Il suo romanzo ne fa uno a profusione, partendo da una Torino magica e bellissima, seppur alla fine del mondo, e addentrandosi poi in una storia in cui il sense of wonder la fa da padrone. Anche se Lo stagno di fuoco è un susseguirsi di corollari, trame secondarie (potremmo chiamarli spin-of), di racconti nel racconto, la struttura portante ha il sapore epico e memorabile di chi sapenda esattamente di non scrivere una storiella tra le tante, bensì qualcosa che sarebbe rimasto nel cuore dei lettori.

I protagonisti, principali e comprimari, sono sviluppati con dovizia di particolari, con evidente amore e umanità. La trama, pur pescando nel background religioso cristiano-cattolico, è lontanissima da ogni dogma, moralismo o pretesa di “messaggio”. Anzi, Nadir ribalta più volte la prospettiva delle cose, stupendo e meravigliando, pur senza mai dover forzare la mano o, peggio ancora, il linguaggio. Del resto essere riusciti a gestire contemporaneamente personaggi quali l'Arcangelo Gabriele, Giuda, Lucifero e il Messia oscuro dà le proporzioni della bravura dell'autore – e questo è il dato sorprendente – alla sua opera prima.

 

Come se non bastasse il romanzo è impreziosito dai disegni del bravissimo Mattia Ottolini, illustrazioni per una volta perfettamente a tema con la storia raccontata, e di una bellezza nitida, esplicativa ed evocativa al tempo stesso.

 

Un ricordo personale

 

Lessi questo libro per la prima volta nell'estate del 2005. Ero in Spagna, forse a Maiorca. Non ricordo bene il posto, la spiaggia, l'albergo, ma ricordo le 781 pagine de Lo stagno di fuoco. Pagine che mi hanno trascinato in una vacanza nella vacanza: dalle spiagge della Baleari al periplo infernale in compagnia di Joe Gould, Giuda e compagnia bella. Questa, signori, è la magia dei libri. Ma solo di quelli scritti bene. Materiale, ahimé, sempre più raro e introvabile.

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