A volte ci si chiede se una sola identità possa divenire il mezzo unificante tra realtà o (mondi )distanti tra loro. La risposta è assolutamente affermativa. Nel caso specifico parliamo di Kim Minjung.
Coreana nata nel 1962 a Gwangju, Kim Minjung è un’artista ponte tra la cultura orientale e quella occidentale.
Conclusi gli studi e fatta propria una formazione artistica indiscutibile, sullo studio e l’approfondimento della pittura orientale, Kim Minjung si specializza nel 1985 sulla tecnica e l’utilizzo dei materiali fondamentali della pittura ad inchiostro. Nel 1991, decide di trasferirsi in Italia dove segue i corsi all’accademia di Brera a Milano. Gli anni a seguire segneranno definitivamente la sua formazione, presa coscienza del fatto di poter creare una propria dimensione artistica, prettamente individuale. Da qui la volontà di restare sempre legata al Bel Paese, dove oggi possiede una residenza ed un proprio studio, in cui trascorre lunghi periodi dell’anno.
La mostra “Kim Minjung. Il Suono della luce” allestita al MACRO Testaccio di Roma fino al 4 marzo propone un pezzo realizzato appositamente per l’evento. L’opera di circa 30 metri, che appartiene al ciclo Mountains, ricerca avviata dall’artista nel 1997, ha come peculiarità proprio la luce. La fonte luminosa crea delle sfumature impercettibili di trapassi atmosferici , che vanno via via accentuandosi dal grigio fino a giungere a tonalità di nero assoluto.
L’origine del ciclo è da ricondurre ad un evento particolare che, segnando in maniera incisiva la psiche e la più sensibile e fertile sfera delle emozioni, mette in risonanza la persona e i suoi sensi, con l’infinità del tutto. Il mare e i suoi rumori, gli scogli, le onde ed ecco che, le pennellate sfumano leggere l’una sull’altra creando quei chiaro scuri e quei colori che, fluttuanti come ondate sonore si increspano, vibranti, in una infinita quasi tridimensionalità di toni degradanti.
Una moltitudine di opere, contornano la mostra, contribuendo ad una visione più dettagliata e globale dell’evoluzione del lavoro stesso. Risalta all’occhio il gioco di contrasti tra pieni e vuoti ottenuti dalle applicazioni, che fanno della sapiente conoscenza tecnica, una caratteristica peculiare dell’artista. Carte, colori, bruciature e, utilizzo della china rendono al lavoro, quell’illusione della continua trasformazione. Dinnanzi a tale manifestazione, emergono in maniera palese le diversità tonali e spaziali, tale da ricondurre la mente quelle trasformazioni del mondo organico e, quelle metamorfosi continue, tipiche delle forme naturali.
La mostra “Kim Minjung. Il Suono della luce” curata da Gianluca Ranzi, visitabile fino al 4 marzo 2012 rientra nel più ampio progetto della Biennale internazionale di Cultura Vie della Seta