marta colombi
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- http://www.martacolombi.com
- biografia:
Nata a Milano nel 1982
vive e lavora a Milano
Si Diploma nel 2005 con lode all’Accademia di Belle Arti di Brera Milano, corso di pittura.
Nel 2005 frequenta un corso di oreficeria ed un corso di modellazione in cera presso la scuola orafa Ambrosiana, di Milano.
Nel 2007 si laurea con lode al biennio specialistico in arte e antropologia del sacro presso l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Sempre nel 2007 consegue il diploma di Analista Diamante presso l’Istituto Gemmologico Italiano, di Milano.
Dal 2008 collabora con la galleria Accademia Contemporanea di Milano.
Premi e concorsi:
· Giugno 2010 : primo premio concorso “Co Co Co Como Contemporary Contest”
· Settembre 2009: viene selezionata per l’italia a partecipare a “JCE-jeune creation europèenne” Biennale itinerante d’Arte Contemporanea.
· Novembre 2004: finalista Premio Celeste 2004.
· Settembre 2003: primo premio “ DALLE ACCADEMIE A VOLPEDO”
· Luglio 2003: secondo premio del Salon Primo edizione 2004.
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}p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal { margin: 0cm 0cm 10pt; font-size: 10pt; font-family: "Times New Roman"; }div.Section1 { page: Section1; }Marta Colombi incarna perfettamente l’essenza dell’arte di oggi: ha un percorso autonomo e personale con richiami e influenze stimolanti rintracciate nella storia come base intellettuale, ma sempre e comunque coerente al proprio fare. La sua scultura ha modo di incarnare e stupire chi guarda. Fin da subito, infatti, si concentra sull’espressione della bellezza delle forme, si avvicina con accesa curiosità e molteplici punti di vista alle cose che la circondano interrogandosi sulla natura degli oggetti, delle superfici, dello spazio e sulla loro possibile interpretazione. Nella semplicità geometrica dei suoi lavori si può pensare al minimalismo ma, pur affermando che nel togliere vi è molto di più che nell’aggiungere, Marta Colombi ha sempre sottolineato di sentirsi vicina a Giacometti, Caro, David Smith e Calder che non a Carl Andre e Dan Flavin. Le sue opere scultoree-istallative, infatti, sono un esempio di antimatericità:aeree costruzioni fatte di sottili fili di ferro (ma anche di cotone o di lana) dove l’immagine è costruita soltanto con un semplice tratto, dove il volume è suggerito dalle linee espressive. Marta Colombi, infatti, indaga oggetti consueti – dal cavallo a dondolo al triciclo, alla tavola apparecchiata con piatti e bicchieri – a partire dalla loro forma essenziale. Riduce gli oggetti allo scheletro, arriva all’essenza delle cose, alla loro struttura sensibile.In questo modo si fanno notare subito le assenze, si percepisce il silenzio, il troppo vuoto rivela la forza della struttura. Queste opere, caratterizzata da una delicatezza interiore, dichiarano una riflessione ai principi della pura geometria, all’equilibrio tra ordine e purezza. L’artista pone l’accento sull’idea che è dietro le cose, obbligando l’osservatore ad andare oltre all’apparenza. Per farlo, si serve di linee scattanti, di ritmi ascensionali improvvisamente spezzati, per dar luogo a una coesistenza tutta particolare di ordine e movimento. Nelle istallazioni scultoree entra in gioco anche l’ombra che tende a solidificarsi, a diventare essa stessa soggetto, tanto da sembrar quasi restituire la consistenza al vuoto. Marta Colombi usa i materiali come una regista, lavora sulla memoria, crea percorsi dei labirinti dove incontrarsi con l’osservatore, dove entrare nella straordinaria padronanza dell’energia e dello spazio, ma anche nei rimandi psicologici tramite indicazioni suggerite. Le sue opere prendono forma in un dialogo tra passato e presene, vivono del rapporto tra mondo dell’infanzia e il reale quotidiano. Riflettono una vena poetica, tradiscono una consapevole ironia, un reingresso nella vita di tutti i giorni per via di elementi comuni. Inducono a guardare le cose con occhi nuovi: sembra quasi che l’artista voglia proporre un’alternativa fantastica alla quotidianità, attraverso il ritorno all’infanzia. Recuperare un oggetto è un discorso sulla memoria, un album di ricordi dal sapore autobiografico un residuo dell’esperienza. Ma anche un’esigenza personale di espressione, di comunicazione, come racconti di frammenti di vita emotiva.
Emma Gravagnuolo
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