Paolo Navale. ll manifesto dell'estetica surrazionale e il modello surrazionale dell'universo.

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Sono gli opposti. Nello zero il tutto e nel tutto lo zero. Da cui si deduce che ogni carica equivale al magnetismo che la supporta ma anche che ogni carica ha come fulcro un valore neutro che determina la sua polarità intrinseca negativa/positiva.

Anástasi - come dicevo in quegli anni - poi sovrasensibile; il termine sovrarazionale esiste in italiano da sempre, ed è stato molto facile tradurlo con un francesismo con prefisso sur-  ma poi... per dire cosa? Sopra come in soprannaturale, diventato poi super-mente o sovra-mente come si evince dalle filosofie orientali e dalla tradizione per esempio taoista e prima ancora animista anche - e oggi più che mai - nel senso ristretto di Giordano Bruno?

SUR come sur- passer, sur- classer, sur- être, sur- moi. Con parole mie di allora rispondo oggi a Michèle Pichon: le temps nouménal présume un être nouménal.

Questo l’incipit.

Bachelard viene per me molto tempo dopo, solo nell’ 87. Infatti, sin dagli inizi, la congiunzione polare delle quattro forze così come da me intesa che trascende la ragione senza mai rinnegarla, trascenderebbe per altro anche la logica, ma andrebbe da se, ragione e logica non sono la stessa cosa. La ragione è ciò che poi applichiamo ai dati desunti dalla logica, ma, altresì... avremmo già fatto metà della strada da percorrere se potessimo asserire senza pregiudiziale alcuna che ogni organismo, evento o particella deve il suo essere ad un universo interattivo. Tanto che, l’essenza stessa di quell’universo è già contenuta negli aspetti più reconditi di quell’organismo inteso nella sua polarità effettiva, così come descritta qui in questo mio testo.

In ambito contemporaneo la fisica si occupa in primo luogo di energia, cosa che non viene mai intesa come “consapevolezza”. Forse perché si confonde consapevolezza con psiche, credendo, a torto, che la consapevolezza sia solo quella dell’animo umano. Così non è! Poiché tutto è vivo; la “mente”, quella universale, intesa come “memoria” insita nelle cose, l’ho ripetuto in ogni mio pubblico dibattito, sta dappertutto.

Eppure, ancora oggi si hanno gli stessi impedimenti che aveva la scienza quando l’unica descrizione del mondo (l'unica ipotesi), era proprio quella meccanicistica. Descrizione determinista, riduzionista, atta a spiegare i processi tutti nello stesso modo, secondo causa ed effetto e in più di una sola disciplina. Nella nostra attitudine al pensiero noi, ostentiamo quel po’ di conoscenze che abbiamo, pretendendo così un posto centrale nel creato grazie ad una mente capace di proiettare se stessa e di vedere in sostanza solo il riflesso di se stessa in ogni evento osservato. Quando diciamo che la “mente”... quella universale, sta dappertutto, non intendiamo la nostra di mente, dettata da un io sensuale e per lo più emotivo ed ipertrofico.

Il tutto invece impone una forma di “memoria”; un universo possibilista che in termini relativi, sarebbe caratterizzato da scelta e da discernimento.

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