La performance art è intesa come forma artistica dove l'azione di un individuo in un luogo particolare e in quel momento particolare costituiscono l'opera.
Esiste però una confusione tipicamente italiana, soprattutto per i "non addetti ai lavori" che associa tale espressione ad altre discipline come la danza ed il teatro.
Basterebbe citare i mostri sacri della performance art come Marina Abramovich e Franko B per comprendere che stiamo parlando di un linguaggio a parte, con tempi e spazi propri di una forma d'arte unica.
Personalmente mi occupo di performance art da diversi anni ed è spesso difficile spiegare la fluidità della performance.
Il progetto Extreme Gender Art che ho creato con Julius Kaiser nel 2007, ha lo scopo di diffondere questa forma d'arte sia nella scena underground che presso musei e mostre d'arte contemporanea di alto livello, perchè desideriamo ribadire che la performance art proviene dall'arte visuale.
Intervisto Angelo Pretolani, esponente della performance art sin dagli anni 70 con il bagaglio di numerose mostre in Italia e all'estero:
“Oggi si usa molto a sproposito il termine performance. La performance non ha niente a che vedere con il teatro. Non esistono performance teatrali, ci sono performance e ci sono lavori che possono essere ricondotti all’interno della categoria teatro e pertanto prendono il nome di spettacoli. Questa distinzione è necessaria, non tanto come presa di distanza nei confronti del teatro ma come definizione di campo. La performance vive un’assenza di confini, il teatro assolutamente no, tutto è sempre predeterminato, non a caso un ruolo molto importante rivestono le prove… vive di replicabilità come condizione essenziale. Il teatro ha il proprio status nella ripetizione, deve essere sempre uguale a se stesso, deve essere riconoscibile. La performance invece viaggia sulle ali della irripetibilità, e anche quando è riproposta-ripetuta risulta sempre differente. Inoltre la performance è diversa anche dall’happening, infatti non ha bisogno di un pubblico per esistere."
Angelo Pretolani elabora performance quotidiane che puntualmente descrive sul suo status del socialnetwork facebook. Sono performance che avvengono davvero: è un artista che ama contaminare diversi ambiti multidisciplinari, quindi anche Internet.
In uno dei suoi status leggo:
"Angelo sospira; forma una stella con otto foglie di alloro. Lascia cadere alcune gocce di bianco di titanio, come la neve che lo ha colto all’improvviso ieri. Mes souvenirs - stile confessionale, performance."
Pretolani mi sorprende per la delicatezza propria dell'Arte Comportamentale, una corrente nata quarant'anni fa e parallela alla body art, ma che non ha avuto lo stesso clamore perchè meno diretta, cruenta, esplicita.
Angelo Pretolani ha partecipato all'evento Mutazioni Profane, festival di performance art presso il Teatro dell'Orologio che ho curato con Julius Kaiser e Sylvia Di Ianni, del quale ho scritto e ideato il concept: l'idea era creare un appuntamento fisso annuale dedicato alla performance art a teatro, luogo e spazio del malinteso culturale.
Angelo ha rivestito di foglie d'alloro Sylvia Di Ianni. Su una barella ha attaccato le foglie per curare il suo corpo, trasformandolo in un albero.
Per l'occasione ho ideato la Human Installation 0: Chrysalis, presentata anche alla Biennale di Ferrara. Durante questa performance sono stata rinchiusa in un bozzolo per 30 ore, presso la piazza dell'orologio di Roma, con collegamento web 24 ore su 24, curata da mia madre che ha provveduto ai miei bisogni primari
L'opera veicola un duplice messaggio: la dimostrazione che rinchiudersi per difendersi in realtà ci espone maggiormente ai rischi poichè rimanendo incatenati agli schemi mentali della propria cultura si diventa invisibili. Inoltre, ha evidenziato il rapporto di incomunicabilità tra genitore e figli. L'intenzione era quella di ritrovare quel filo, quel legame, che spesso tra madre e figlio si interrompe.
Passate le trenta ore ho distrutto il bozzolo per poi recarmi presso il teatro dell'orologio, dove ho ricominciato a nutrirmi, lavarmi on stage per iniziare la performance "Human Installation II: Lyfe cicle (Infinite)" e parlare delle fasi dell'esistenza. Non ho usato attori ma soggetti reali: un neonato di 18 giorni ha pianto affamato cercando il mio seno, persone anziane hanno mostrato i loro vecchi corpi.
Nella performance tutto ciò che avviene è reale, non c'è spazio per l'interpretazione.