Polaroid of '900

lobodilattice cover contest Redazione

 

Come un traduttore simultaneo, concentrato su ciò che sente pronunciare per renderlo comprensibile all’ascoltatore, Andrea Greco è attento alle visioni, molto spesso inconsce, che la sua mente crea, per tradurle con immediatezza sulla tela e offrirle all’osservatore. È proprio questa immediatezza, ottenuta talvolta con una pittura carica di forza e gestualità energetica, altre volte più meditata e riflessiva con accenni ad elementi figurativi, che possiamo scorgere. Da qui deriva l’utilizzo del termine Polaroid, desunto dall’ambito della fotografia, che richiama l’istantaneità e la riproduzione di un preciso momento. La macchina fotografica con il suo occhio meccanico traduce in modo speculare ciò che vede su una superficie bidimensionale, esattamente come l’artista. Quest’ultimo però, possedendo un occhio umano ma soprattutto un pensiero in grado di elaborare gli stimoli percettivi, ci offre una visione astratta, quasi archetipica di determinati luoghi o stati emotivi. Per questo, noi osservatori, non dobbiamo ricercare nella realtà l’immagine speculare di ciò che prende vita sulla tela per comprendere l’opera, ciò che dobbiamo interrogare non è il mondo reale ma il nostro mondo interiore. A questo proposito vorrei far notare come la tela, pur essendo bidimensionale, acquista una tridimensionalità dovuta alla profondità del pensiero, una prospettiva in cui possiamo immergerci per far affiorare ogni emozione e partecipare alla comprensione dell’opera.           

 

F. Lucioni

www.grecoandrea.com

 

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