Il mondo arcaico contadino e le questioni escatologiche: l'estetica di Giovanni Carpignano

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La cultura contadina arcaica, accostata a leggende e simbolismi delle Sacre Scritture. La rappresentazione estetica di questioni escatologiche attraverso la scultura. La tematica della creazione, legata al processo sempiterno di nascita-vita-morte-rinascita. E' la poetica di Giovanni Carpignano, artista di Palagianello, in provincia di Taranto.

1) Come nasce la tua passione per la scultura?
Io sono nato pittore, a otto anni mentre la maestra spiegava non facevo altro che ritrarla. Un giorno la maestra si accorse della mia distrazione e mi prese il quaderno, ricordo che diventò rossa quando vide che il quaderno era pieno di suoi ritratti. La mia prima scultura la feci a quattordici anni, plasmando la testa del mio fratellino. Solo dopo il 2000 la scultura ha iniziato a prendere il sopravvento sulla pittura, per il desiderio di realizzare grandi forme bianche da installare nella mia terra, la terra delle gravine.

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2) La tua poetica artistica si basa essenzialmente sulla valorizzazione del territorio, o meglio della terra e della civiltà contadina: ci parli di questa tua ispirazione?
Palagianello, il mio paese, nasce sull’orlo di una gravina. Volgendo l’osservazione in basso sul letto della gravina si vede un villaggio trogloditico, man mano che si alza lo sguardo si vedono chiese rupestri medioevali, poi terrazzamenti con casegrotte e in alto domina il castello. Sin da piccolo osservavo questo paesaggio e mi piaceva immaginare la presenza degli uomini in tutte le sue varie epoche.

3) Uno dei temi da te affrontati è quello della creazione, che esprimi attraverso l'utilizzo di attrezzi dell'antico mondo rupestre nelle tue opere. Ci puoi chiarire questa scelta artistica?
Dalla visione d’insieme del paesaggio della gravina e dei suoi ulivi secolari, sono nate in pittura e in scultura le mie opere caratterizzate, sicuramente, da una visione surreale e metafisica del luogo. Inoltre camminando lungo i vari sentieri che attraversano questo spazio, è facile trovare abbandonati attrezzi in ferro consumati dal tempo e dal lavoro degli uomini: io li raccolgo, li osservo e poi immagino quello che possono diventare. Di questi attrezzi mi piace percepire (e mettere in discussione) il ciclo di azione cioè creazione, sopravvivenza, e poi distruzione, oppure nascita, crescita e morte. Col recupero degli oggetti e con una nuova nascita il ciclo diventa una continua creazione.

4) Nel 2012 hai partecipato alla Triennale d'Arte Sacra Contemporanea a Lecce, ci parli di quest'esperienza?
Ho sempre seguito questo bell’evento nei vari anni, e mi chiedevo se mai mi sarebbe arrivato un invito alla partecipazione. É stata una piacevole soddisfazione, anche se ad essere sincero ritengo che alcune opere non abbiano mantenuto il livello omogeneo e alto di questa Triennale.

5) Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Partendo dal concetto che tutto esiste perché noi lo vediamo, presto farò una personale in un luogo storico con installazioni, azioni performative e video. Il titolo della mostra sarà “Punto di vista di dimensione”, dove la mia ricerca sarà rivolta alla visione di come esiste lo spazio, la comunicazione, l’energia, il movimento, la materia, la forma e il tempo.

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