Walter Benjamin ha scritto che orientarsi un una città non è una cosa da molto, ma perdersi in essa è una “cosa da imparare”.
Io l’ho fatto, due anni fa, in quello che allora era il mio nuovo quartiere a Milano, ascoltando Classics dei Ratatat…un’esperienza che consiglio di provare, almeno una volta nella vita e sicuramente in una città.
In questi giorni a Milano c’è da perdersi tra gli infiniti eventi del fuori salone. Staccarsi dai district pettinati e rivolgere il passo e l’attenzione verso luoghi diversi è sempre una buona cosa per scoprire nuove realtà nella città in fermento. Un’idea è quella di spingersi nella profonda China Town, alla Fabbrica del Vapore, proprio accanto al Cimitero Monumentale.
Qui i design addicted potranno saziare la loro brama di coolness con la mostra “Sharing Design Making Makers”, evento riservato al tema dell’autoproduzione con un’alta componente di architettura green e vegetale; mentre per tutti coloro che amano la città per e oltre i grandi eventi mondani consiglio di cercare tra le strutture in mattone de La Fabbrica la mostra “Cities they are a-changin’” .
Un tributo alla dimensione urbana e al suo paesaggio, architettura solida e grave. Il fascino della città è mutuato attraverso gli occhi di artisti contemporanei quali la fotografa Chiara Licata che immortala vedute di appartamenti fitti e lineari quasi fossero alveari urbani, i giochi poetici di materiali e soggetti di Francesco di Luca, che incide su lamiere ossidate accartocciate ritratti di città e ancora le illusioni ottiche degli acrilici di Fabio Giampietro che dipinge due città Milano e Shangai unite da un ascensore immaginario per una prospettiva dall’alto da capogiro. Per tutti gli appassionati di urbex Manuel Felisi propone una visione ariosa della fabbrica abbandonata degli Innocenti, impressione fotografica su cemento.
Nota wow ai lavori di Giorgio Celon che utilizza l’acrilico bianco su tela con un effetto da città fantasma che appare e scompare in base alla posizione dello spettatore.
“Cities they are a-changin’”è una mostra da vivere giocando sulle distanze, guardando prima da lontano, avvicinandoti lentamente ai lavori esposti, lasciando che ti assorbino e disorientino, come consigliava Benjamin.
A cura di Marco Biraghi e Daniele Decia
11 Marzo-24 Aprile 2016
Fabbrica del Vapore, via Giulio Procaccini 4