Il cattivo gusto? Rimuova certe macerie culturali.

Noi, artisti di cattivo gusto, contro le macerie di un sistema da rimuovere con urgenza.

"L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento", art.33, comma uno della "costituzione culturale"; esiste una costituzione politica, una economica e un'altra culturale, questa tripolarità funzionale crea un sistema sociale. Questo cosa vuole dire? Che un sistema sociale funziona solo se l'arte e la scienza sono libere, gli artisti allineati a posizioni politiche o economiche dominanti sono in realtà anticostituzionali, commessi e zerbini dei gruppi dominanti.

Esiste dalla fine del secolo scorso, un nuovo pubblico dell'arte contemporanea, delle sue ricerche e dei suoi linguaggi, si materializza in maniera bidimensionale, attraverso il web, e che attraverso le stesse connessioni del web che diventano reali, diviene tridimensionale e reale.
Le esperienze connettive creano movimento reale, tra gli artisti stessi e chi li osserva, lo spettatore diventa in questo scambio d'informazioni fondamentale, è in cerca di uno specchio etico che diventa conoscendo la vita e la ricerca dell'artista parametro estetico di giudizio, privato e pubblico perdono limiti e confini e insieme tendono alla conoscenza e alla consapevolezza di un linguaggio trasversale a interessi e ideologie.
Questo è il processo che inoltra nella propria avventura di ricerca auto espressiva lo spettatore e l'artista, questa è la connettività che in tempo reale sta creando la messa a nudo della messa in scena, non solo del sistema dell'arte per come l'abbiamo conosciuto fino a ora, ma anche del dramma della stabilità sociale, che di fatto, a oggi, ha confinato linguaggi artistici al servizio del potere economico e politico.
Siamo davanti a un cambio di prospettiva nella trasmissione dell'arte, intesa come arte e come linguaggio, prospettiva contemporanea che coinvolge contemporaneamente tutti i sensi e come una porta attraversa il piatto pattume bidimensionale, questo processo di interfaccia consegna al soggettivo realmente e tridimensionalmente l'arte e il linguaggio a misura di spettatore,

"Cosa gli piace?
Gli piace ciò che può dipingere".

Nietzsche

Questa confluenza linguistica e contemporanea di sensi, riconsegna l'arte all'artigianato, ma non all'artigianato industriale, ma a quell'artigianato artistico che combatte specializzazioni e frammentazioni che lo stesso artista artigiano richiede; l'artigiano artista è colui che torna padrone del suo scrivere, del suo disegnare e del suo incidere con il suo linguaggio le sue opere.

"Nessun uomo può abbracciare l'arte vera finché non abbia abbracciato e espulso l'arte falsa".
W.Blake

La connettività libera lo spettatore e l'artista-artigiano che riescono a entrare in diretta connessione con i processi dell'arte contemporanea, libera entrambi dai limiti del buon gusto; buon gusto che altro non è se non un peccato di omissione che esclude la diretta consapevolezza di forme e situazioni.

Il limite del buon gusto è stato, che dal dopoguerra del secolo scorso a questa guerra del secolo in corso,  il rifugio principale di chi ha fatto l'artista senza esserlo mai stato, è stata l'ultima risorsa dell'artista fallito che abbiamo tutti noi, nostro malgrado subito.

Il buon gusto è stato l'anestetico del pubblico pagante, la nicchia del critico che da Baudelaire e Apollinaire  in poi, è sempre stato una nullità percettiva davanti ai linguaggi dell'arte.

Il buon gusto è l'espressione della colossale incompetenza mascherata di professionalità, è la finzione del pubblico raffinato che coltiva in questa maniera, attraverso la sua rete, interessi snob.

Il buon gusto è la risorsa più ovvia dell'insicuro.

Il buon gusto è proprio degli addetti ai lavori che hanno come unico merito quello di rappresentare gli interessi e gli abiti dell'Impero economico del nuovo ordine globale dell'arte contemporanea privatizzata.

Il buon gusto è la strategia efficace del mediocre pretenzioso.

In fondo in fondo, l'addetto ai lavori oggi chi è? Colui che si è specializzato e fuso in maniera acritica con la massa (che critico è?); le regole di questo millantatore "addetto ai lavori" sono fornite e determinate dai suoi stessi colleghi, con il suo stesso punto di vista, questo è l'ambiente del pensiero unico pervasivo del pervasivo, nessun senso critico e neanche consapevolezza.

L'epoca del web 2.0 torna a consegnare ai linguaggi dell'arte quello che avevano conquistato nell'età moderna e nella rivoluzione industriale, rivela la truffa del contemporaneo fatto museo, la ricerca artistica e i suoi linguaggi tornano a essere sondaggio a discapito del prodotto preconfezionato. Il prodotto resterà, ma sarà del consumatore; il processo attraverso sondaggio sarà invece del ricercatore e dello sperimentatore.
Sperimentatore che si prepara alla messa alla gogna delle stesse logiche del web 2.0, forte del fatto che "qualsiasi tecnologia si dissolve sempre con il coinvolgimento dell'utente nella tecnologia precedente" (M.Mc Luhan); tradotto vuole dire che la spinta iconica del web 2.0 nasce già sepolta sotto le macerie di vecchi spazi Accademici di un sistema dell'arte fortemente privatizzato che hanno l'urgenza di essere rimossi.
Il valore di certi artisti oggi è nella loro commerciabilità, sembra che gli artisti fuori commercio siano privi di valore. Le idee e le ricerche artistiche fuori commercio possono soddisfare bisogni, inclinazioni e desideri. Il fuori commercio è fonte di piacere di conoscenza, di risoluzione, di comprensione, di progettazione e del sogno. Idealmente questo vuole dire fuori commercio.
Bisognerebbe che Regioni, Enti, Comuni e Provincie, invece "d'investire" culturalmente e in maniera "provinciale" su artisti imposti dal sistema delle case d'aste, si muovessero su artisti radicati nei loro territori, eviterebbero così l'acquisizione di titoli artistici "tossici", eviterebbero sprechi e sperperi economici destinati a sgonfiarsi e le opere acquisite sarebbero destinate a guadagnare valore prima sul territorio e poi in maniera extra territoriale, ma questo difficilmente sarà possibile se la politica continuerà a fidarsi del sistema Museo d'arte contemporanea, di fatto in ostaggio di privati che dettano condizioni di mercato.

Mimmo Di Caterino

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