Senza Ritratto. Storie dall’Arte Contemporanea. Intervista a Rosy Losito

In questo nostro percorso lungo la strada dell’arte contemporanea, oggi ci fermiamo a visitare il mondo espressivo di Rosy Losito, prima donna del nostro viaggio itinerante.
Rosy nasce e studia a Bari, dove consegue la laurea in Operatore dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Bari. La sua prima personale,” IL SEGNO”,  risale al 2004 presso la Torre Pelosa, località Torre a Mare (BA) . Segnale tra le tappe principali nel 2005  il primo premio al Concorso Internazionale “DONNA CHI SEI?”,  la collettiva "LE ESPRESSIONI DELL’ARTE" presso la Galleria "Il Collezionista", Roma;  la personale "METAMORPHOSI"  A Palazzo Tanzarella, Ostuni (BR); Marguttiana di Sant'Adriano "ARTE AL CENTRO STORICO"  a Matelica (MC);  la collettiva "ARTE TRA LE MURA DI GUBBIO"  a Gubbio (PG) ; nel  2006 partecipa al premio “DEA ALATA  2006”, Palazzo San Gallo A Firenze;  nel 2007  c’è il premio “OPEN ART 2007” presso le Sale del Bramante a Roma; il 2008  è la volta della Rassegna “ES L’AUTORITRATTO  PSICOLOGICO TRA REALTA’ E METAFORA”  allo Spazioeventi Mondadori San Marco, Venezia; successivamente c’è il "PREMIO FREUD "  al Palazzo Comunale, Lavarone (Trento); nel 2011 partecipa  alla “FLORENCE BIENNALE” presso la  Fortezza Da Basso a Firenze;  nel 2012 espone con un’altra personale all’interno della rassegna “ ENOARTE” presso l’ Hotel Europa a Latina ; partecipa alla collettiva “MaDonna” presso il Museo Emilio Greco,  Sabaudia; e arriviamo al 2013 con la  collettiva “ WOMAN” presso Laranarossagallery, Latina  e la personale “DALLA FORMA ALLO SGRIF” presso la Galleria Federlazio sempre a Latina.

- Rosy, ormai questa domanda è un appuntamento fisso, dimmi cos’è per te l’arte e in che modi vivi con essa.
Quando sento la parola arte immediatamente mi torna alla memoria un ricordo d’infanzia;
un librone appoggiato sulla libreria di casa che raccoglieva immagini di opere d’arte. Ricordo ancora il profumo delle pagine mentre le sfogliavo, ogni volta era come accedere in uno spazio misterioso, e puntuale arrivava il gioco di “entrare” nelle opere.
Mi incuriosiva particolarmente l’arte fiamminga, immaginavo di accarezzare quei pesanti tessuti, percepivo qualcosa di anomalo nella prospettiva ma questo rendeva quelle immagini ancora più interessanti. Ma mi piaceva anche rimanere sospesa nei paesaggi di Turner, e scivolare nei labirinti di Klee per poi esplorane simboli e trasparenze cromatiche.
Questa per me è l’arte, la capacità di esprimere una delle sue qualità migliori, ovvero suscitare atmosfere ultraterrene impalpabili, sublimate dalla luce dal colore e dalla materia, che superino la barriera del tempo.
Personalmente  vivo l’arte in maniera intensa, a volte ossessiva e conflittuale,  altre  come un gioco di contrapposizione tra la  ricerca della regola e la disobbedienza. Mentre lavoro spesso non mi rendo conto di quello che faccio, cerco solo di mantenere il contatto di non perdere la fusione con la materia e il colore. Non ho paura di sbagliare o di cambiare di cancellare e ricominciare, perché  credo che ogni opera abbia una  vita propria e il mio compito è quello di rivelarla.

- Ne “L’Idiota “ di Dostoevskij il principe Myškin afferma che la bellezza salverà il mondo, frase passata alla storia, ma più interessante di questa affermazione è la domanda che Ippolit rivolge, di contro, al principe, ovvero “. Quale bellezza salverà il mondo?”. A tale quesito Myškin rimane in silenzio. Io pongo a te la stessa domanda, Quale bellezza salverà il mondo?
Questa domanda è un rompicapo, istintivamente ti vien voglia di dare mille risposte, ma ognuna di queste poi svanisce nell’oscurità e nel caos del mondo. Poi saltano agli occhi le altre due parole forse anche più importanti, “Mondo” e “Salvezza”, di quale mondo parliamo e la salvezza da cosa? E allora mi vengono in mente altre domande: è forse l’idea stessa della salvezza ad evocare e suscitare il senso della bellezza? O la bellezza risiede nella ricerca di una salvezza? Ma poi siamo sicuri che questo mondo voglia essere salvato?
Si, Dostoevskij si è divertito a costruire un rompicapo

Osservando le tendenze artistiche dell’ultimo secolo, si può notare un peregrinare artistico dal figurativo iniziale all’astratto per poi tornare ( così perlomeno, mi sembra ) ad un figurativo portato all’estremo con l’iperrealismo. Quale credi, da artista, sia il motivo?
Questo tipo di valutazioni le lascio agli storici, da astrattista ti rispondo che sto aspettando il periodo successivo.

- Rosy, i tuoi dipinti sembrano frutto di un procedimento alchemico, sembrano una finestra sulla meraviglia che tale prodigio apre, il tutto contorniato dalle formule magiche che a quel mondo danno accesso. Raccontaci questo tuo sentire magico e spiegaci cosa è quella strana scrittura che usi nelle tue opere.
I primi tempi la mia ricerca era fatta di una accurata progettualità, con il tempo questa ha lasciato il posto a un percorso ispirato dal desiderio  di liberare le sensazioni e gli istinti più autentici, attraverso una pittura gestuale e coloristica.
Vivo l’arte come pura ispirazione,  immergendomi in un interscambio sensoriale tra me e l’opera. Cerco,  in un gioco infinito di equilibri tra voglia di lasciarsi andare e capacità di fermarsi, e in quelle pause di vuoto e silenzio ritrovo l’energia. Parto sempre da pochi  colori, non me ne servono molti per raccontare, il colore diventa la chiave di accesso.  È come la ricerca di un suono perfetto, vibrante, o di un profumo capace di evocare ricordi e sensazioni.
Improvvisamente alcune forme e colori spalancano porte verso dimensioni sconosciute, in quel momento l’opera assume una vita propria, è lei che mi conduce e io non posso fare altro che assecondarla, sottolineando e incidendo la sua esistenza attraverso lo Sgrif, una scrittura personale che ne racchiude la parte più intima.   

- Oggi Arte e mercato sembrano viaggiare di pari passo. Gli artisti, per emergere, per “campare” di ciò che fanno, devono spesso piegarsi a ciò che il mercato chiede, diventando così, essi stessi prodotto. Come vedi questa tendenza e qual è il tuo personale modo di comportarti?
Credo che le logiche di mercato non debbano mai involgarire la vita e il lavoro dell’artista.
Ma credo anche che l’arte sia la dimensione dell’ audacia e del coraggio, gli artisti non devono mai aver paura di correre dei rischi
Il mio bisogno di esprimermi attraverso l’arte è fortissimo, ma ancora più forte è quello di cercare la mia personale identità attraverso un intenso lavoro di ricerca, e in questo sono radicale.

- Chiudiamo questa intervista col chiederti di raccontarci dei tuoi progetti futuri.
Sono molto curiosa, quindi sicuramente continuerò a sperimentare. Ci sono dei  nuovi materiali su cui sto già lavorando e che voglio approfondire, e fra i miei desideri  c’è la voglia di portare fuori dai confini nazionali la mia arte.

Per approfondire:

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Lucia Lo Cascio

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Lucia Lo Cascio

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