Spezzatino di indios con fagioli e guacamole

Lo scorso inverno ho dedicato alcuni articoli al cannibalismo storico (vero e presunto), ricordate?
Per la precisione si trattava di questi:

Cucina antropofaga cinese in salsa rossa
Un panino alla giapponese?

Per quanto l'argomento sia alquanto macabro attirò diversi commenti e un po' di discussioni collaterali molto interessanti.
In questi giorni l'antropofagia storica torna sotto i riflettori grazie a National Geographic.

Da tempo si ipotizzava che l'antico popolo degli Xixime, che in passato viveva nel nord del Messico, praticasse il cannibalismo come rito per assicurarsi il raccolto annuale di mais. Recentemente alcuni archeologi hanno analizzato più di 30 ossa umane scoprendo che recavano tracce di bollitura e scarnificazione. Gli studiosi hanno avuto così la conferma che che gli Xixime fossero cannibali.


Abbastanza inquietante, non c'è che dire. Anche perché stiamo parlando di reperti risalenti al 1425, non alla preistoria. Questo simpatico sito archeologico è stato ritrovato a Cueva del Maguey, a 2600 metri di altezza. Un'amena località nascosta da un fitto bosco di conifere.

Gli Xixime intervallavano i cicli di semina e raccolto con riti di cannibalismo e altre cerimonie in cui si usavano le ossa umane. Queste pratiche sono descritte nella ricerca presentata dall'INAH durante la 14esima "Archaeology Conference of the North Frontier” che si è tenuta quest'estate a Paquimè in Messico.
Secondo la documentazione storica, dopo ogni raccolto di mais, i guerrieri Xixime partivano a caccia di nemici, o meglio, della loro carne. Nella maggior parte dei casi si accontentavano di uccidere uomini di altri villaggi, soli nei campi. Altre volte invece facevano prigioneri gruppi più numerosi, in combattimenti nella foresta. I guerrieri portavano le loro vittime al villaggio e quando il trasporto dell'intero corpo non era agevole, staccavano solo la testa e le mani.
Al villaggio i corpi venivano squarciati e fatti a pezzi in corrispondenza delle articolazioni, prestando particolare attenzione nel non spezzare le ossa. I testi dei missionari raccontano che le parti del corpo venivano bollite in pentola finché le ossa non erano ben pulite. La carne veniva infine cucinata con fagioli e mais, e questa specie di zuppa veniva consumata durante una cerimonia rituale che coinvolgeva tutto il villaggio con danze e canti per una notte intera. Dopo il rito le ossa venivano conservate in stanze speciali. Poi, quando si avvicinava la stagione della semina, gli Xixime appendevano queste ossa ai tetti della case e sugli alberi, così da ottenere il favore degli spiriti per un raccolto abbondante.

Il che, a quanto pare, ha fatto recentemente guadagnare agli Xixime la qualifica di “popolo più feroce del nuovo mondo”.
Se non sbaglio il cannibalismo non era poi così raro da quelle parti, tanto che durante la battaglia a Tenochtitlan alcuni sfortunati conquistadores spagnoli vennero catturali, uccisi durante un rituale sacrificale e quindi mangiati.

L'articolo originale lo trovate qui.

Informazioni su 'Alessandro Girola'