QUELL’INCREDIBILE, LEGGENDARIO 1962: INGLESE | Compiono 50 anni: Beatles, Rolling Stones, Bond e … Connery
C’è stata la celebrazione del mezzo secolo dei Rolling Stones. Nel luglio del 1962 il gruppo teneva il suo primo spettacolo “ufficiale” a Londra. Promemoria dei nomi: Brian Jones e Keith Richards alla chitarra, Mick Jagger come vocalist, Ian Stewart al piano, Mick Taylor al basso e Tony Chapman alla batteria. Ciò che hanno rappresentato è risaputo. Erano arrabbiati, con la società, con l’autorità, con tutti. Musicalmente furono una rivoluzione nella musica rock del secolo scorso. Ripresero e perfezionarono lo spirito dei bluesman precedenti. Si posero, nel privato, come modelli “omologhi” alle loro canzoni.
Anche per i Beatles vale il 1962. I nomi: John Lennon , Paul McCartney , George Harrison e Ringo Starr. La “voce” era di tutti. Rispetto ai “Rolling” ebbero una rincorsa maggiore, erano già in esercizio alla fine dei Cinquanta, ma la consacrazione avvenne dopo i cosiddetto periodo di Amburgo, col primo importante contratto discografico, nel 1962, appunto. L’incidenza del gruppo di Liverpool è più larga di quella dei Rolling, riguarda il cinema, la comunicazione, anche l’arte alta, la “pop”. Riguarda la moda e il comportamento. La loro musica è meno violenta di quella degli antagonisti, meno preziosa in chiave strumentale e di invenzione. E’ più popolare. In sostanza il codice di maggiore differenza è quest’ultimo. Tutto questo, va ribadito, è (ben più che) notorio.
Cronaca |Un inciso, di cronaca. Il 15 luglio scorso, a Londra, si esibivano in concerto Paul McCartney e Bruce Springsteen. La performance è andata oltre i venti minuti concessi e così i responsabili dello spazio hanno… staccato la corrente. Interrotta l’espressione di due dei massimi artisti dell’era moderna. Il segnale è brutto, dei nostri tempi. Burocrati, nichilisti, funzionari, senza memoria e cultura, decapitano un magnifico momento di musica e spettacolo, per via di una regola antirumore.
Mito | James Bond, l’agente 007, nasce dalla penna di Ian Fleming nel 1953, Ma la consacrazione, il mito è del 1962, con l’uscita del primo film della serie, Agente 007 licenza di uccidere. E’ da quell’anno che Bond diventa un codice che farà parte dello spettacolo, della cultura, del marketing, di tutto. E l’eroe è naturalmente Sean Connery, il primo agente. Bond è la serie cinematografica più lunga e importante di tutto il cinema: trenta film in cuinquant’anni. Connery, anche quando è uscito di scena, ha vampirizzato quel ruolo. Tutti quelli venuti dopo di lui hanno dovuto rassegnarsi al ruolo di surrogato. E l’attore scozzese – in questo senso il titolo corretto non porterebbe la parola “inglese”, ma “britannico”- è divenuto, nei decenni, qualcosa di eterno. Simbolo generale e simbolo sessuale a… ottant’anni. E’ forse il divo più popolare dell’era contemporanea del cinema. Si allinea dunque con Rolling e Beatles.
Al fianco di tutta questa … mitologia popolare ci sta un nome che non è così famigliare al grande pubblico, ma è artisticamente fondamentale. E’ quello di Richard Hamilton, londinese. C’è una piccola connessione con quanto scritto sopra a proposito dei Beatles, col termine “pop”. Hamilton è il precursore della Pop art, quel movimento rivoluzionario che rappresentava oggetti della vita comune, del quotidiano, e dell’industria. L’artista si preparò a partire dagli anni cinquanta, ma venne riconosciuto, codificato e storicizzato, dalla mostra organizzata dal gallerista Sidney Janis, del 1962. Appunto. Wharol, Lichtenstein, Segal, Wesselman, Oldenburg … gli americani, raccolsero il testimone dell’inglese, più tardi. Hamilton ci sta con pieno merito nel gruppo magnifico dei “britannici”.