Poche domande, semplici e dirette, per conoscere un artista.
Questa settimana è la volta di Stefano Cescon.
Da dove vieni?
Sono nato a Pordenone nel 1989. Cresciuto a Fontanelle, un paese della provincia di Treviso, dove tutt’oggi vivo. Ho frequentato il liceo artistico Bruno Munari di Vittorio Veneto e successivamente l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Cosa fai?
Mi considero un pittore nel senso più artigianale del termine. Per quanto mi riguarda la materia pittorica e la sua lavorazione possono restituire all’autore o all’osservatore nuove riflessioni sulla comprensione di se stesso, favorendo così una rinnovata percezione e cognizione del tessuto sociale che lo circonda.
Dove stai andando?
Non sono certo della direzione in cui mi sta portando il fare pittorico, molto spesso nel mio procedere e spingermi in avanti riscontro dei limiti dati dalla ripetitività di certe scelte marginali che inevitabilmente si ripresentano nel tempo e che coinvolgono il momento pratico della realizzazione dell’opera. Come nell’atto di respirare, la mia pratica è caratterizzata da periodi di stasi apparente dove sono più concentrato ad assorbire energie da fonti diverse per poi riproporle tradotte dalla pittura.
Cosa vuoi?
Non agisco seguendo una strategia per giungere ad un obiettivo, sono più interessato all’atmosfera e al bagaglio di sensazioni che l’opera ti suggerisce mentre si manifesta. Sapere cosa si vuole spesso rende distratti di fronte ad una nuova scoperta e rende prestabilito un percorso. Altra cosa invece è essere fedeli al proprio intuito, credo sia più interessante affrontare di volta in volta la sfida che l’opera ti pone: non accontentarti di un risultato già ottenuto ma anzi porsi sempre delle domande, mettersi in discussione ed essere ricettivi di fronte ai segnali sismici che intercorrono nel lavoro e che lo stesso ti restituisce.
Copertine settimanali di Lobodilattice a cura di Alex Urso
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