Assimilazioni, omologazioni, rivoluzioni


 

In questi giorni si fa un gran parlare di rivoluzioni e concorsi. Anzi, rivoluzioni dal basso e concorsi dal basso, che per me risulta un po' offensivo, essendo alto 185 centimetri senza uso del tacco.

In effetti sono settimane in cui c'è un bel movimento di blogger. Dopo il concorso steampunk del Duca, ecco Ucronie Impure, che sta dilagando come la Spagnola (grazie!), e ora anche i propositi manifestati da Elvezio di organizzare a sua volta una sana competizione tra horrorofili.

C'è di che essere felici, per chi ha impulsi irrefrenabili di scrittura, o giù di lì. Ora tutti giochiamo a fare i modesti, come è giusto che sia, ma mi basta guardare le statistiche di accesso degli ultimi giorni per capire che iniziative del genere attirano gente, interessano, piacciono. Mille, millecinquecento “ospiti” che solo nei primi due giorni si sono letti il mio bando, senza contare che è riportato anche su altri siti. Il risultato è lusinghiero. Non per me: per voi.

Non sono numeri tali da poter parlare di rivoluzioni, né simpatizzo particolarmente per questo termine. Basta vedere a cosa han portato le ultime rivoluzioni per prendere le dovute distanze, no?

Tuttavia i movimenti che partono dal basso hanno una dignità che altri si sognano. Per descrivere Ucronie Impure ho parlato di “disfida tra gentiluomini”, e devo dire che questo è lo spirito che anima gran parte delle iniziative di questo genere. Non basterà per distruggere il sistema, che è forte e in salute, ma almeno nascono alternative valide. Alternative di nicchia, ma non invisibili.

 

Che poi, il sistema. A me non importa molto se qualcuno scrive su ordinazione, a bacchetta, o con un preciso schema per sfornare banalità commerciali. Ciascuno sceglie quanta e quale dignità conservare e, in pari misura, quanto e come infangare i propri sogni per tirar su dei quattrini. Quello che mi piacerebbe arginare – non io, che non sono nessuno, bensì in generale – è l'omologazione imperante che sta divorando ogni campo creativo, dalla narrativa al cinema, dai fumetti alla musica. Vorrei che il fantasy non fosse solo Licia Troisi, l'horror non solo Saw, i fumetti non solo Bonelli e la musica non solo Alessandra Amoroso. Offrire una varietà, anche minoritaria, è espressione di libertà e di sopravvivenza stessa della produzione “artistica” (odio questa parola).

Il trend, a dire il vero, mi sembra proprio al contrario: laddove la creatività diventa commerciale viene quasi sempre strattonata verso una standardizzazione scialba, che penalizza prima di tutto autori (e cineasti, e musicisti, e fumettisti), e poi il pubblico. Forse è sempre stato così, ma mai in questa misura. Mai. Ecco, in questo senso credo che il movimento dal basso possa offrire davvero un'alternativa. Una rivoluzione. Non a caso ho sempre simpatizzato per i carbonari, le realtà di nicchia (ma non necessariamente invisibili), l'arte indipendente.
Nonostante i propositi e l'ottimismo di facciata, so che siamo destinati a estinguerci. In questi giorni ho visto cose, che non posso raccontarvi, che mi hanno fermamente convinto di questo: nessuno è al sicuro dal rischio dell'omologazione, nemmeno il più forte e intelligente di noi. Ma occorre tentare una resistenza, finché si può.


 

Personalmente diffido dai concorsi. Non sono un tipo competitivo, ma questo è un problema mio. Dicevo piuttosto che ne diffido perché spesso sono delle farse indegne. Organizzati coi piedi e, peggio ancora, con disonestà. Perché i finalisti si decidono ancor prima di iniziare le danze. Perché entrano in ballo interessi di soldi e scambi di favori. Perché le antologie che nascono da questi concorsi seguono logiche inter-editoriali figlie dal marchettismo all'italiana. Perché non vengono rispettate scadenze e regolamenti.

Ovviamente sto generalizzando. Molti concorsi, anche a pagamento, sono onesti e di qualità. Il fatto è che, per trovare tale onestà, bisogna scendere, scalare verso realtà di non primissimo livello. Coloro che invece dovrebbero dare l'esempio spiccano per una gestione truffaldina di tali iniziative. Accuse sparate a vanvera, per far rumore? Credo di no. Basta vedere il livello medio delle antologie per la grande editoria che prendono polvere sugli scaffali dei negozi. Roba che una vera giuria (o comunque si vogliano chiamare coloro che organizzano tali iniziative) si vergognerebbe ad avallare con la propria firma.

E dire che per fare un buon lavoro non servono dei premi Nobel, bensì solo gente competente, motivata, libera da giri di favori da restituire, o cose simili.

 

Ovviamente c'è chi sparerà sempre anche sulle iniziative che partono dal basso, dai blog. Avranno da criticare sui vincitori dei concorsi, sui regolamenti dei medesimi, sui partecipanti. Io dico: lasciamoli fare. Rispondiamo coi fatti, proponendo lavori di buona qualità. In fondo è quello che vogliamo no? Che i generi a cui siamo tanto affezionati non finiscano in cloaca per colpa di chi li vede solo dei mezzi per monetizzare. Che scrivere di fantascienza-horror-fantasy (etc etc) possa diventare un lavoro rispettato e in cui prevalgono preparazione specifica e meritocrazia.

Non basteremo, né demoliremo il sistema, ma da qualche parte bisogna pure iniziare.

 

Ogni tanto penso di proporre qualcosa tipo una “confederazione” tra blog che condividono le medesime questioni morali, la medesima etica. La lega degli straordinari gentiluomini versione blogger. Però poi temo che le cose finiscano per diventare proprio come le gestiscono coloro che noi critichiamo. Si creerebbero troppi interessi, circoli esclusivi, cose antipatiche, anche se magari più ponderate rispetto a chi le gestisce alla nerchia di cane.

Il potere dei blog e delle libere iniziative (associazioni culturali etc etc) è proprio quello dell'indipendenza. Il che non esclude, anzi incentiva, collaborazioni e patti tra gentiluomini. Ecco, questa parola ricorre di nuovo, e non a caso.

Poi magari voi su questo punto la pensate diversamente. So infatti di essere troppo estremista sul tal versante. In tal caso sarò ben lieto di sentire le vostre ragioni.

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