Back Home

Spazio Concept in collaborazione con Studio IROKO presenta:
“Back Home”: arte, musica e film per 4 giorni si fonderanno sulla scena milanese.
Presso lo Spazio Concept, grazie all'organizzazione di Roberto Quagliarella, sarà possibile visitare l'esposizione di Gian Paolo Tomasi e Marcello Tomasi, ascoltare i brani di gruppi sperimentali di livello internazionale (Triad Vibration - Dunyakan) e assistere a performance e proiezioni mutimediali.
“Back Home”, titolo omonimo della mostra, presenta le opere digitali e concettuali di Gian Paolo e le fotografie di reportage sociale di Marcello. Il denominatore comune? L'Africa e il suo fascino inesauribile.

Due percorsi artistici a confronto e un immenso continente: l'Africa; questi i protagonisti della mostra che inaugura la stagione espositiva e la collaborazione tra Studio IROKO e Spazio Concept. Quattro giorni per scoprire le opere di un artista concettuale, Gian Paolo Tomasi, e un fotografo, Marcello Tomasi.
L'Africa è il fil rouge, il punto di partenza e la “casa” a cui fare ritorno, che lega questi due artisti. L'Africa con i suoi volti, reali o immaginati, con la sua cultura e tradizioni, a volte difficili da comprendere, spesso soverchiate dai pregiudizi e da un'informazione parziale o distorta.
Gian Paolo Tomasi, artista e stampatore di fama internazionale, dopo anni di ricerca sull'immagine, ha tradotto la sua creatività nell'arte digitale, traendo dall'universo visivo della collettività alcune figure archetipe per crearne di contemporanee, cui ha conferito un significato inedito. Vive in Africa da anni, dove ha realizzato la serie “In art we can!”, da cui sono tratte le opere in esposizione. In queste immagini digitalmente costruite (fatta eccezione per il ritratto di Obama) si trova l'infatuazione per questa terra misteriosa e affascinante. La sua arte si pone lo scopo di narrare la bellezza – femminile innanzitutto – non inventata, ma forse nascosta, fino all'invisibilità, dal mondo contemporaneo. I suoi “collages digitali”, dalla finalità decisamente estetica, spiazzano l'osservatore, portandolo inevitabilmente a una riflessione sull'epoca contemporanea e sul suo grado di finzione/dis-informazione. Non manca, infine, un intento di denuncia in queste opere. Osservando infatti “Taglia e cuci”, le mani che sorreggono un ago pongono l'attenzione sulla terribile tradizione dell'infibulazione.
Denuncia che si ritrova, poi, nelle opere di Marcello Tomasi, scattate nel 2005, durante un viaggio durato 5 mesi da Milano al Burkina Faso. In mostra ci sono fotografie che richiamano la mente sulla condizione della donna e dei bambini, nonché sulla distruzione di questa straordinaria natura. Accanto ad esse, poi, le tre grandi tele intelaiate nelle strutture di bambù, appartenenti alla serie “Joy of Africa”. Raffigurano scene di vita quotidiana nei villaggi in cui Marcello è stato ospite, raccontando visivamente tradizioni di popoli e tribù e riproducendo profumi selvaggi e rumori dimenticati o sconosciuti. Tirata come la pelle su un tamburo, la fotografia trascende la sua natura bidimensionale per diventare materia, oggetto contemporaneo che custodisce e tramanda le antiche usanze di tessitura e incorniciatura. Sintesi di reportage e paesaggio, le immagini di Marcello sconfinano nella scultura, per acquistare nuova e maggiore completezza artistica.
Non pochi i punti di contatto tra questi due artisti: l'Africa il più immediato, ma anche la volontà di elaborare una personale interpretazione dell'arte visiva, che vada oltre la ricerca fotografica, allo scopo di unire in interessanti simbologie antico e nuovo, archetipo e contemporaneo. In bilico tra reale e virtuale sono le immagini di Gian Paolo, in bilico tra fotografia e scultura quelle di Marcello, in un equilibrio mai risolto, mai immediato e di grande potenza espressiva. Come due linee semi-parallele: surreale e immaginaria quella di Gian Paolo, quanto materica quella di Marcello, traggono origine dallo stesso fulcro, vale a dire un patrimonio di memoria, immagini e pensieri non legati a una specificità, ma universali. In una parola alle vere radici.

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