La bambina e il coniglio

La bambina ed il coniglio si guardarono stupiti, erano appena naufragati in un’onda di colore. Dopo essersi scrollati di dosso le ultime goccioline di pittura si studiarono curiosi. La bambina era molto contenta del suo vestito celeste, e quel tocco di rossetto sulle labbra la faceva apparire più grande. Sui suoi capelli era rimasta una striscia di blu elettrico che le donava un’aria da fata turchina. Il coniglio, poi, non poteva desiderare un manto più elegante, bianco come la neve. Le sue orecchie come radar si tendevano per l’emozione, cercava di sentire se fosse in arrivo un altro tsunami di colore. Ma da dove erano arrivati fin qui? A cavallo di un pennello, guidato dalla mano del signor Toccafondo? A dire il vero no, loro prima erano prigionieri di una pagina ingiallita, scolorita dal tempo, che il signor Toccafondo aveva ritrovato in un vecchio libro sonnecchiante in soffitta. Alice in wonderland si chiamava. Alice nel paese delle meraviglie. Una storia di quasi un secolo fa, piena di giochi e trasformazioni. Così, anche lui cominciò a giocare. Non poteva sopportare di veder sbiadire una povera bambina e un coniglio tanto simpatico. È stato così che nel giro di pochi minuti i due si ritrovarono con un vestito nuovo di zecca e una storia da inventare da capo. Tutto merito del signor Toccafondo! Ma chi è- vi chiederete- questo signore dal nome tanto bizzarro?! Si dice sia un caso molto raro di adulto rimasto ragazzo. La sua mente somiglia a una tavolozza piena di colori, nella quale i pensieri nuotano felicemente come pesci nell’acqua di mare. Toccafondo è un artista pescatore innamorato delle sirene. Ogni volta che ne sente il richiamo si tuffa nell’oceano dei colori, per afferrarne il segreto. Da quel tuffo si scatena l’onda che infuria nell’immaginazione e sommerge di colore vecchie foto sbiadite, fotogrammi di film d’altri tempi.

Così era accaduto anche a loro. La bambina e il coniglio sapevano di non trovarsi lì per caso, ma per effetto di una corrente misteriosa che lega i colori alle profondità del mare. L’unica cosa certa è che adesso entrambi si trovavano in mezzo a una distesa color lampone. La bambina provò a leccarla, ma accidenti!, non era di gelato. Forse era un cielo al tramonto! un campo di fiori di malva! o il fondale dipinto di un cartone animato? Dove si trovavano? Non sapevano. Ma era bello così, scoprirlo un po’ per volta.
“Come ti chiami?” chiese la bambina.
“Non posso saperlo, sono appena arrivato. Se vuoi puoi deciderlo tu!” rispose il coniglio.
“Bene, allora ti chiamerai Bianconiglio”, disse “tu puoi chiamarmi Celeste, è il nome che più mi si addice, che ne pensi?”
“Penso, penso che è perfetto!” disse Bianconiglio.
“Ma che cos’hai lì dietro!” esclamò Celeste, puntando il dito dietro la schiena del suo amico.
“È la mia ombra, qualcuno deve avermela disegnata di fresco…” affermò Bianconiglio con orgoglio.
“A che cosa serve?”
“Forse per rinfrescarsi nelle giornate di sole o per riposarsi quando si ha voglia di dormire… deve essere una specie di tana per conigli!”.
Celeste da sempre aveva creduto che l’ombra fosse la sentinella delle persone, la guardiana delle anime che non le fa mai invecchiare. Mentre i due formulavano le loro ipotesi, l’ombra cominciò a vibrare, poi si staccò leggermente dal suolo, finché prese quota e si mise a volare. Bianconiglio la osservava incredulo, mentre si librava in aria come un palloncino. Poi successe una cosa davvero stupefacente: l’ombra si sbriciolò, liberando uno sciame di farfalle nere, una delle quali si posò sulla spalla di Celeste e la trascinò in su verso il cielo. La bambina non credeva ai suoi occhi, visto dall’alto il mondo sembrava un immenso giardino fiorito con steli di lavanda, cascate di fiori di lillà e papaveri dondolati dal vento. Bianconiglio, intanto, rimasto senza la sua ombra, si sciolse al sole e si trasformò prima in un grandissimo innaffiatoio e poi in un campo di margherite. Quando Celeste atterrò nel bel mezzo del campo, colse una margherita e quella si trasformò di nuovo in un coniglio bianco, ma questa volta vestito in modo molto elegante. Giacca e cravattino e un cappello a cilindro in testa; a guardarlo bene era un innaffiatoio rovesciato. Fu così che Celeste e Bianconiglio si ritrovarono. Entrambi avevano capito che l’ombra altro non era che l’anima delle cose che si trasformano di continuo l’una nell’altra proprio come succede nei cartoni animati. E chi, se non il signor Toccafondo, poteva essere l’autore di tutto questo?

Pubblicato su Dada anno IV n°14 aprile-giugno 2009

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