La bottiglietta della Coca-Cola compie cento anni. E’ una delle “grafiche” più potenti e famigliari del novecento, ed è certo eterna. Ted Ryan, boss della comunicazione della “Coca” dice: “E’ ispirata alle curve della fava di cacao. È una bottiglia dai tratti così distintivi da poter essere riconosciuta a occhi chiusi o addirittura da un suo semplice frammento”. Tutto vero. Una veloce digressione è opportuna. La Coca-Cola nel 1915 esisteva da quasi trent’anni: era stata inventata nel 1886 dal farmacista di Atlanta John Stith Pemberton, come rimedio per il mal di testa. Da allora la storia è… lunga e decisamente importante. Prima di scrivere del rapporto della bevanda col cinema è opportuno citare alcuni artisti generali del novecento che l’anno toccata. Maestri grandissimi e arte vera: Andy Warhol, Norman Rockwell, Robert Rauschenberg, Salvador Dalì. Dunque legittimazione del marchio e della vicenda al massimo livello. Poi c’è il cinema, appunto. Il rapporto è strettissimo. Non è un paradosso se dico che il marchio è presente in (quasi) tutti i film americani che non siano in costume o western. Presente in varie modalità. La prima, semplice ed efficace, è l’attore che beve la Coca direttamente dalla bottiglietta. Voglio riferirmi solo ai divi massimi, ai semidei che naturalmente diventavano un modello strepitoso di consumo. Cominciamo da John Wayne che, in Prima vittoria di Otto Preminger, è l’ammiraglio Rockwell Torey, che nella cabina di comando della portaerei, sotto il fuoco giapponese, impartisce ordini sorseggiando dalla bottiglietta. Indicazione forte, certo.
Il giornalista Kirk Douglas nell’ Asso nella manica, di Wilder, beve la Coca scrivendo il pezzo che diventerà uno scoop. Ava Gardner nella Notte dell’iguana, di Huston, fruga assetata in un frigorifero, getta via tutte le altre lattine e bottiglie fino a quando pesca la Coca Cola. In Da qui all’eternità di Zinneman – sempre grandi registi dunque- Montgomery Clift e Frank Sinatra, militari a Pearl Harbor prima dello storico attacco giapponese, ordinano una Coca-Cola mentre i tavolini dei loro compagni sono invasi da caraffe di birra. In Bonnie and Clyde Warren Beatty, fra un assalto e l’altro alle banche beve la sua Coca Cola.
Poi ci sono i contenitori, le insegne e così via. Come ho scritto sopra la “Coca” è sempre presente e custode. Potrei continuare all’infinito, dunque devo rimanere all’essenza e ai vertici.
Esemplari
E così il focus è per due film esemplari e completi, in termini di marketing, racconto, politica e ideologia. In termini di Storia (esse maiuscola).
Il primo titolo è Uno, due, tre, di Billy Wilder, che molti considerano il più grande regista “americano”, seppure di cultura tedesca. La vicenda: il muro di Berlino è appena stato costruito. La “Coca”, attraverso il suo manager Mac Namara (Cagney), è impegnata a trattare per la distribuzione della bevanda in Russia. La figlia del grande capo di Atlanta si innamora di un comunista. Alla fine la trattativa riesce, alla Billy Wilder, col quel suo sorriso graffiante e satirico: il comunista diventa dirigente della “Coca”. Le gag che portano alla soluzione sono trovate travolgenti per intelligenza e per spettacolo, per cultura e Storia, appunto. Il regista sorpassa, mettendole in ridicolo le ideologie in gioco: la Russia e il comunismo, la Germania del dopoguerra col suo residuo di sentimento nazista. Il tutto governato da sua maestà Coca Cola.
Il secondo titolo è Urla del silenzio, di Roland Joffé. E’ la storia vera del giornalista Sidney Schamberg, inviato a Phnom Penh nel 1975, nel momento in cui i Khmer rossi occupano la capitale. Mentre Sidney e la sua guida Pran, cambogiano buono e coraggioso, cercano di rientrare in albergo, vengono catturati da un gruppo di Khmer, tutti ragazzini esaltati e violenti, e ubriachi. Ogni trattativa, ogni dialogo è impossibile. Le armi sono sempre spianate, le dita pronte a premere il grilletto. Pran, cerca, a mani giunte, una mediazione, inutile. Ma lì vicino è rimasto un deposito della Coca-Cola, migliaia di bottiglie. Un guerrigliero comincia a bere un sorso, poi un altro. Ben presto i Khmer si ritrovano tutti con quella bottiglietta in mano. La paura e la tensione a poco a poco si contraggono, le armi si abbassano. Il capo, perfettamente soddisfatto davanti a una fila di bottigliette vuote, fa segno di lasciar partire i prigionieri. E la Coca Cola, ancora una volta, ha fatto la Storia. Di Pino Farinotti (Mymovies.it, domenica 10 maggio 2015).