Alessandro BOLOGNINI, l’ARTISTA dell’ASSURDO //// e il suo spazio espositivo a MILANO

alessandro bolognini, labrouge

Da oggi lunedi 23 dicembre a Milano apre un nuovo spazio espositivo in via papa Gregorio XIV al n° 16 (zona Ticinese/corso Genova). E’ un luogo particolare poiché tratta, almeno all’inizio, solamente un artista interessante molto giovane : Alessandro Bolognini. La galleria sarà aperta i pomeriggi del 27, 28 e 30 dicembre. E poi a gennaio inizierà il suo percorso definitivo del nuovo anno.

Alessandro Bolognini | Il teatro dell’assurdo, tra reale e fantastico.

Creature maligne, oggetti ironici, paesaggi onirici, e poi lotte, distruzioni, misteri, magie, dettagli buoni e altri cattivi: materiali di recupero assemblati creando sculture o sopra grandi tele che, come dietro quinte teatrali, compongono un mondo vivo dove ogni singolo dettaglio, personaggio, o essere, nato dall’immaginario dell’artista, svolge la propria piccola azione, distruttiva o rigenerativa, componendo un unicum tra narrazione, fantasia e una chiara estetica dell’impatto visivo.

L’estetica del Bolognini pittore è sviluppata su grandi sfondi piatti e colorati, dove pian piano, come nella una costruzione di un puzzle dove spazio e tempo devono coincidere secondo una rigorosa struttura, il buono, il purificatore, deve dominare sul caos, sul cattivo. (…) Narrazione ed estetica sono immediati e riconoscibili nello stile dell’artista che, ventiduenne e autodidatta, rinchiuso in una vera dimensione “altra”, cerca di
realizzare quei mondi complessi e rivoluzionari reconditi in quel suo inconscio denso d’immaginazione. Ecco che attraverso il potere delle immagini e delle parole Bolognini esorcizza queste vignette di lotta tra mondo reale e fantastico creando un proprio personale universo. (…)

Alessandro Bolognini disegna un palcoscenico dove tutto è consequenziale e nulla può
scappare all’occhio che osserva attento. Proprio come su un palco i suoi personaggi/attori seguono un copione immaginario. Alcuni sono puramente inventati, altri sono ripescati dalla memoria dell’artista attraverso un testo, un libro letto, un film d’animazione o di fantasia, come il dinosauro Dino dei Flinstone o ancora i puffi, o come quei chiari richiami agli esseri di Tim Burton, surreali e inquietanti che Bolognini riproduce sia in scultura che in pittura. Mostrini dalla testa creata da una palla di natale, con strumenti da guerra in pugno, che l’artista assembla con materiale di recupero spesso preso ai mercatini delle cose usate, in particolare di materiale militare. Dunque un elemento in più: quello storico della materia che possiede un passato. Armi, fili di zinco, fili di ferro, elmetti, cartucce, bombe a mano, tappi di bottiglia, catene, spade laser e lampadine ma anche stelle natalizie, fili colorati, cappelli a cilindro e ali per volare. Il buono e il cattivo coincidono e convivono. (…)

Bolognini crea dei Wonderland crudeli, come il “paese dei Tarahumara, pieno di segni, di forme, d’effigi naturali, che non sembrano affatto nati dal caso, come se gli dèi, che qui si sentono ovunque, avessero voluto significare i loro poteri con queste strane firme in cui è la figura dell’uomo a venir perseguita da ogni parte” (da Viaggio al paese dei Tarahumara, Antonin Artaud). (…)

Una tragicommedia in costante evoluzione in un’estetica chiara, ma sempre in crescita, come in crescita è l’artista che, a ventidue anni, già sparge originali e vivide tracce nell’immaginario umano restituendo al fruitore “una finestra aperta”, secondo le parole di Bolognini,  su un palcoscenico di colorate azioni.

Rossella Farinotti

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