Immaginate un futuro non troppo lontano in cui la società occidentale è organizzata secondo il metodo delle stelline di Amazon.
Una, corrisponde a un voto pessimo, cinque all’eccellenza.
Tutti i cittadini sono presenti su un gigantesco social network e possiedono uno smartphone dotato di un software per valutare con effetto istantaneo ogni aspetto, ogni dettaglio o particolare della quotidianità.
Il cameriere che vi ha servito il caffè al bar non vi ha salutato? Due stelline. Il corriere che deve consegnarvi il pacco Amazon è in ritardo di qualche ora? Una stellina. La tizia incontrata sul treno (e immediatamente riconosciuta grazie allo scanner del vostro smartphone) vi ha fatto i complimenti per il vostro cappotto nuovo? Cinque stelline. Il vostro collega vi ha prestato un fazzoletto di carta? Quattro stelline.
Ciascuna persona ha quindi una media.
Più la media è alta più si è socialmente inseriti. Gli individui con una media che va dal 4.2 in su hanno accesso a servizi pubblici più efficienti, a sconti sull’acquisto di beni e servizi, a corsie preferenziali negli istituti sanitari, eccetera eccetera.
Utopia?
No: distopia.
O almeno così ce la racconta Charlie Brooker, il regista del primo episodio della terza stagione del serial Black Mirror, targato Netflix. Il titolo italiano è Caduta Libera, l’originale Nosedive.
Un episodio eccezionale ed attualissimo, che dà punti a buona parte del cinema di fantascienza degli ultimi 20 anni. Ci sarebbe da ragionare sul perché, eccezioni a parte, Hollywood sta banalizzando il genere più visionario ed eclettico del cinema, ma questo è un altro discorso.
Caduta Libera ci racconta di una società ossessionata dall’individualismo, che però, tramite il sistema delle stelline, viene mimetizzato in una sorta di globalismo istituzionalizzato. Essere “carini”, fingersi gentili e altruisti frutta un alta media sociale, e quindi un salto di casta verso i piani alti, dove ci sono i privilegiati, i nuovi benestanti.
Tutto finto, ovviamente, ma la faccenda a prima vista funziona.
Si tratta di uno scenario in cui il leccaculismo è diventato il sistema socio-politico di stato, di un futuro fatto a uso e consumo del mondo virtuale di TripAdvisor e Amazon.
Fantascienza?
Distopia?
Chissà.
Siamo davvero così lontani da un modello sociale del genere? A quanto pare no. Pensateci: sempre più persone rincorrono la popolarità da social media, qualcuno per un tornaconto economico, altri per vanto. Altrove, per esempio nei grandi portali già citati (TripAdvisor, Amazon, ma anche Goodreads, Booking, iTunes e altri), il sistema delle stelline ha più ombre che luci.
È di questi giorni la notizia che Amazon ha creato degli algoritmi per individuare le recensioni fasulle, cancellandole di default dal suo database. Vengono incrociati dati quali i “gradi di separazione” tra utenti, il fatto che i prodotti recensiti vengano o meno acquistati con la stessa carta di credito, o magari inviati a indirizzi di spedizione simili. Ovviamente è inutile citare rapporti di parentela tra recensito e recensore (vietati), e pare che perfino il beta-reading verrà penalizzato e ritenuto illegittimo, in fase di review.
Un giro di vite contro le grandi truffe delle recensioni fasulle. Ecco cosa stanno cercando di fare gli uomini di mr. Bezos.
Basterà per abbattere un sistema che appare quanto mai fallace e compromesso?
Sì, lo definisco “fallace” perché in questi anni abbiamo assistito a un crescendo di valutazioni false, spesso comprate su appositi siti, che vendono “pacchetti” di stelline a prezzi nemmeno proibitivi.
Idem per TripAdvisor, dove pare sia di moda anche il sistema opposto, vale a dire l’acquisto di recensioni negative indirizzate a un concorrente, per penalizzare il suo locale, la sua struttura.
Non si tratta solo di vanità, ovviamente.
In un mondo che basa sempre più i suoi affari sulle valutazioni reperibili su Internet, va da sé che una media bassa allontana clienti e potenziali compratori.
Le stelline sono poi pericolose, perché esprimono un voto quasi sempre scevro da considerazioni di un qualunque peso critico. Senza dimenticare che il voto a stelline di un cavernicolo dotato di smarthphone ha lo stesso valore di un professore di letteratura, di un grande chef o di un giornalista musicale con trent’anni di carriera.
E in politica?
Non dimentichiamo che esiste un movimento che vuol far credere ai suoi fedelissimi che non esiste un “capo”, e che le decisioni vengono prese tramite il voto online degli iscritti al blog del fondatore. Un’idea folle di democrazia, ma sono sempre in meno a rendersi conto il perché.
Stiamo assistendo a uno smantellamento della critica ponderata e contenutistica, per favorire quella che viene erroneamente definita meritoria. Studio e preparazione vengono messi in secondo piano, scavalcati da doti più immediate, quali l’apparenza, la simpatia, la paraculaggine.
È il marketing sociale che si erge a valore pressoché unico.
Questo senza dimenticare, come ho già detto, le grandi truffe che un sistema del genere riesce inevitabilmente a favorire.
Nel mio piccolo, come scrittore indie, ne ho viste di ogni: autori che si recensiscono da soli con account falsi, scambi di recensioni, acquisti (già detto pure questo) di pacchetti di stelline, ma anche recensioni negative utilizzate per diminuire la reputazione di colleghi e concorrenti.
Per tornare alla domanda fatta in precedenza: no, non credo che il giro di vite di Amazon servirà a granché. Ci sarà un’iniziale caccia alle streghe, seguita poi da nuovi stratagemmi ideati per fregare il sistema. Non ci vorrà molto, vedrete.
Arriveremo mai a un modello sociale come quello visto in Caduta Libera?
Non lo so, forse no. Però qualche avvisaglia c’è.
Quando vado in banca, per parlare con il gestore fondi che segue i miei (pochissimi) investimenti, ricevo puntualmente un messaggio sul telefonino. Il sistema automatizzato della banca mi chiede come è stato l’incontro col gestore, e che voto intendo dargli.
Voto espresso in una scala da uno a cinque.
(A.G. – Follow me on Twitter)
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