Da quando cerco di fare lo scrittore serio sono diventato un vero precisino della parola scritta.
No, non un grammar nazi, categoria che mi sta francamente sulle palle. Intendo soltanto dire che cerco di esprimermi in un italiano corretto e piacevole, anche nei piccoli rapporti della vita quotidiana.
Naturale, direte voi. Beh, mica tanto, visto che oramai faccio editing a SMS, messaggi di What’s App e di Facebook e alla lista della spesa.
Faccio editing e storco il naso davanti ai refusi, compresi quelli imputabili alla fretta, alle scomode tastiere degli smartphone e ad altri fattori in fondo più che comprensibili.
Insomma: sono diventato un rompicoglioni, più che un precisino.
Tuttavia cerco sempre di trattenermi. Sorvolo, fingo di non vedere, faccio il diplomatico. Ma ci sono alcuni elementi che, purtroppo, riescono sempre a farmi saltare la mosca al naso. Ve ne elenco cinque soltanto, ossia quelli che ritengo più fastidiosi.
Mi piacerebbe poi sapere quali sono le vostre “cinque cose insopportabili della comunicazione scritta”.
- “Punto” alla fine di un’affermazione: No, non intendo il punto convenzionale, bensì proprio chi scrive “punto” come rafforzativo di una qualunque affermazione. Per esempio: “Io sono bravissimo a scrivere e non mi importa quel che dicono gli altri. Punto.” So di essere esagerato, ma è una cosa che mi fa uscire il vapore dalle orecchie dall’incazzatura.
- Mancanza di punteggiatura: Ebbene sì, in quest’epoca di involuzione del linguaggio c’è chi pare essersi scordato completamente come si utilizzano virgole, punti, due punti e tutto il resto. Sicché mi capita sempre più spesso di leggere degli allucinanti status di Facebook senza alcuna punteggiatura e – di conseguenza – completamente incomprensibili. Roba da vertigini, o da TSO immediato.
- Una legione di punti esclamativi: Mettetene uno, o al massimo tre, se avete proprio bisogno di rafforzare ciò che avete da dire. Mi paiono abbastanza, no? E invece c’è chi di esclamativi ne mette una dozzina, a volte intervallati da un enigmatico spazio. Esteticamente non è bello da vedere, credetemi. Dà l’idea di isterismo, di ubriachezza molesta. Non cedete alla tentazione, attenetevi alla logica e all’eleganza grammaticale, anche quando siete ebbri di felicità o di incazzatura.
- Tutto maiuscolo: Peggio dell’abuso di esclamativi c’è l’uso incontrollato delle maiuscole. Una delle prime cose che ho imparato collegandomi a Internet, nel lontano 1997, è che scrivere in maiuscolo su chat, forum e social network equivale a gridare. E gridare è una cosa da maleducati, da cafoni. Eppure c’è chi delle lettere maiuscole ne abusa abitualmente, forse grazie alla finta convinzione di essere più visibile o più incisivo. Io, quando mi trovo davanti a fenomeni del genere, non riesco a trattenermi e lo faccio notare, sempre con la medesima battuta: “Ti si è bloccata la tastiera?” I più non capiscono.
- Rispondere senza leggere: Mi capita sempre più spesso. Mando delle mail per i più disparati motivi, cerco di essere esaustivo, di spiegare bene le mie richieste. Mi piace anche essere cordiale, presentarmi, come si faceva ai bei tempi dei gentiluomini. Per tutta risposta molte persone (diciamo un 50% dei soggetti a cui scrivo, percentuale in rapido aumento) mi risponde con un laconico: “Ciao, spiegami meglio di cosa hai bisogno“. Le prime volte che accadeva andavo a rileggere le mie mail, cercando di capire cosa mi ero dimenticato di dire. La risposta, nel 99% dei casi, era: nulla. Quindi la spiegazione è semplice (e desolante): quel 50% di interlocutori manco legge ciò che riceve. O forse legge una parola ogni dieci, alla cazzo. Il livello di attenzione medio alla parola scritta è in rapidissimo ribasso.
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