Grazie al blog ho conosciuto persone incredibili, ho collaborato con altri blog in post ormai diventati (per me) leggendari sia per la loro genesi che per le soddisfazioni che hanno regalato. Ho scritto recensioni e articoli su giornali online, pubblicato racconti dal profumo di carta, per qualche anno ho anche fatto il cronista per un quotidiano locale e sono addirittura finito in un documentario.
Tutto questo grazie a Silverfish Imperetrix.
Con qualche lettore c’è stata anche qualche incomprensione, ma sempre nell’ambito della convivenza civile. Una volta mi sono beccato del coglione per aver criticato Carlos Santana. Ne è nata una discussione che non ha spostato nessuno dalle proprie posizioni, ma il lettore è stato grande nel metterci la faccia e a chiedere scusa per essere stato troppo veemente nel giudizio.
Altri tempi, altre persone.
Oggi avevo in programma un altro post. Si sarebbe parlato di ebook e di marketing.
Poi ho letto questo articolo del blog Silverfish Imperetrix, e ho deciso di riportarne alcuni stralci su Plutonia Experiment.
Del resto esprime un sentimento molto vicino a quello che sempre più spesso provo io.
Diego Agosto, il blogger di Silverfish, si fa le domande che a molti di noi vengono in mente, direi quasi a giorni alterni.
Vale ancora la pena bloggare?
Sarà vero che i contenuti premiano a dispetto delle cazzate?
Se le cazzate dilagano sui social, chi perderà tempo a leggere post argomentati in più di cento parole?
Non sarebbe meglio dedicare le energie ad altri progetti (scrivere narrativa, fare musica, aprire un tumblr fotografico, fingersi chef, o dissertare di scie chimiche)?
Le risposte spesso spaventano.
Ma si chiude anche perché…
Anni fa una mia piccola rubrica venne cop… ehm presa come fonte d’ispirazione da uno di quei blog/portale musicali che vanno tanto di moda. Pensai a una coincidenza e la cosa morì lì.
Tempo dopo, casualmente trovai un’altra mia rubrica (con il nome cambiato) su un altro blog molto più importante del mio. Ebbene sì, rosicai come un maledetto, ma non feci nulla. Che altro avrei potuto fare? Le mie rubriche non sono mica registrate alla Siae!
Infine in questi giorni m’imbatto in un altro blog ma sempre mooolto più grande, bello e importante del mio che inaugura una rubrica tale e quale (tranne il titolo che è molto più fashion) a una delle mie rubriche più recenti.
Coincidenza?
Eh, coincidenza che sono capitate anche a me e a non pochi, seri colleghi.
Com’è piccolo il mondo, vero? Soprattutto un mondo privo di fantasia, dove ci si industria soprattutto per scopiazzare a destra e a manca, senza ritegno.
E dire, sempre citato Diego, che basterebbe aggiungere un credit del tipo “traggo ispirazione del blog Tal dei Tali per presentarvi la mia nuova rubrica“. Elegante, semplice e onesto.
Insomma, i motivi per mollare e dedicarsi ad altro si accumulano di mese in mese.
Tranquilli: non ho in mente di mollare Plutonia Experiment.
I più attenti avranno notato un cambio di palinsesto, da ottobre a oggi. Ho pubblicato molti più articoli di approfondimento su fantasy e horror, ho diminuito drasticamente il numero delle recensioni impostate in modo classico e ho scritto diversi post speciali dedicati ad alcuni argomenti di nicchia, che ritengo interessanti per gli appassionati del fantastico (per esempio quelli sul fantasy azteco, su Averoigne e sulla fantascienza “infernale”.
La risposta dei lettori, a livello di statistiche, è stata sorprendentemente buona, specialmente considerando che si tratta di tematiche particolari.
Certo che poi basta fare un giro su Facebook per deprimersi, tra post super-condivisi di gente che scoreggia in faccia ai passanti, classifiche sul tipo di cacca che si fa al mattino e top 10 sul migliore modo per navigare su YouPorn senza farsi beccare dal capoufficio.
Mi rendo conto che sto un po’ ribadendo quanto ho scritto nell’articolo di lunedì, quindi taglierò corto.
Qui non si chiude bottega, ma si continua a riflettere. E si porta a casa, con tristezza, la notizia di un altro interessante angolino della blogosfera che chiude per “manifesto disinteresse”.
Cambierà qualcosa? Ci saranno sviluppi in senso positivo?
Chi lo sa.
Intanto…
Essere un blogger oggi non è semplice. Se non sei un paraculo o se non pubblichi materiale trendy, la tua reputazione è prossima a quella di un sacco della spazzatura. Se ti va bene, t’ignorano altrimenti devi pure sorbirti insulti o prese per il culo.
Eh già.
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