Da scaricatore di porto a star mondiale

bartolomeo pagano

Qualche tempo fa abbiamo parlato di quello che, secondo me, è stato il miglior attore degli anni d’oro del peplum, Reg Park.
Negli stessi anni in cui Park dominava le scene e le gare di culturismo, una pletora di altri attori assai meno famosi e dotati hanno vestito i panni di Maciste, Ercole, Ursus, Sansone, Golia e degli altri eroi dello sword and sandal. Pochi di loro erano davvero capaci di recitare: i più mettevano in mostra i muscoli e pronunciavano poche battute a effetto.
Tuttavia, molto prima di loro, un attore oggi dimenticato fu il primo, storico Maciste, in quel film leggendario che è Cabiria. Quando dico “primo” intendo in senso letterale, visto che l’eroe in questione nacque proprio nel copione di quella pellicola. Pare – ma non è confermato – su intuizione del vate D’Annunzio.
Per il ruolo dell’erculeo gigante fu ingaggiato uno scaricatore di porto genovese, Bartolomeo Pagano, al suo esordio assoluto nel magico mondo del cinema.

Pagano, benedetto da Madre Natura da un fisico possente, venne così investito di una fama immediata e inattesa che, a quanto pare, non cambiò comunque il suo spirito semplice e buono, sempre attento com’era a comportarsi cavallerescamente coi più deboli.
Si dice che a Genova la gente si voltasse ad ammirarlo, quando ancora non era famoso. Del resto una scultura vivente come Pagano non passava certo inosservata. Era alto un metro e novanta e pesava quasi centoventi kg, ma si trattava di muscoli, non di grasso.
Quando era soltanto uno scaricatore di porto, le sue sfide di forza con un altro possente collega, tal Francesco Bellotti, costituivano una sorta di attrazione locale. La prova più ricorrente consisteva nello spostare un macigno di circa cinque quintali, situato in un’area periferica del molo. Entrambi ci riuscivano, sotto lo sguardo stupito dei passanti.

Il gossip esisteva già allora, e qualcuno tentò comunque di tacciarlo come uomo violento e dedito ai bagordi, dicerie che, come troppo spesso accade, vennero smentite definitivamente solo dopo la sua morte, nel 1947, quando si scoprì che buona parte dei guadagni ricavati nelle sue oltre trenta interpretazioni di Maciste erano stati impiegati per comprare una villa alla sua famiglia, di cui curava personalmente l’orto.
Ma queste malelingue non attecchirono mai nella sua Genova, dove era anzi conosciuto come difensore dei più deboli e dei diritti sindacali degli ex colleghi portuali.

Bartolomeo Pagano 2

L’unico gossip era semmai un altro: Bartolomeo, nonostante la mole e i muscoli, soffriva di una forma grave di diabete, che lo costringeva a una dieta rigida e controllata. Non solo, era anche perseguitato dal sonnambulismo fin dalla giovane età, disturbo che l’aveva anche portato a una rovinosa caduta dal terrazzo della casa paterna. Esperienza di cui conservava il ricordo indelebile: una brutta cicatrice in testa, nascosta sotto la fitta capigliatura. Proprio per il sonnambulismo venne scartato dalla visita di leva del 1915, così evitò suo malgrado di partecipare alla Grande Guerra.
Il ricordo, troppo debole, che si conserva ora riguardo Bartolomeo Pagano è quello di un attore capace e meticoloso, cercato anche da Hollywood alla non più tenera età di 57 anni. Un nome che, seppur sconosciuto ai più, rimane inciso nel libro sull’epoca d’oro del cinema italiano.


Bartolomeo Pagano in “Maciste all’Inferno”.

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