Vi ho mentito per anni

Pinocchio

No, non sono una donna che si finge uomo, né tantomeno sono la personalità che sta dietro a Lara Manni, o – Dio non voglia – al collettivo Wu Ming.
Quando dico che vi ho mentito per anni mi riferisco al fatto, ribadito più volte, che uno scrittore moderno, per affermarsi come tale, non deve solo saper inventare delle belle storie, bensì deve anche essere estremamente “social” e anche un poco tuttologo.
Non fraintendetemi: in realtà è proprio così che funziona. Non a caso vedo colleghi – sia pubblicati con regolare editore che indie – che pontificano su ogni cosa, dal terrorismo al welfare, dai diritti civili al problema della fame nel mondo. Alcuni, i più gentiluomini, lo fanno da normali esseri umani. Altri (la maggioranza) elargiscono tali opinioni proprio partendo dal loro status di autori, e quindi cercando di diventare opinion leader. O meglio ancora, influencer.
La strategia funziona?
Per alcuni sì.
In ogni caso, alla lunga è stancante. Quasi deprimente.

Si tratta chiaramente di un problema di sovraesposizione.
È come quando cercano di imporci Jovanotti, Selvaggia Lucarelli o Fabio Fazio come sociologi, letterati, intellettuali.
A qualcuno può piacere, ma ai più suscitano soltanto una domanda: “ma perché c***o dobbiamo sorbirci le banalità di questi tizi?

Io credo che in questa ricerca di diventare influencer, per poi piazzare il proprio prodotto a una nicchia di fan adoranti, sia estenuante.
Estenuante per chi lo fa, e anche per chi lo subisce, anche se passivamente.
Parlo di “passivamente” perché, essendo il settore della letteratura italiana piuttosto circoscritto, è  inevitabile vedere certi individui che si pavoneggiano, ostentano, giudicano e indottrinano.
Una volta – qualche anno fa – era un fenomeno circoscritto a pochissimi blogger.
Per quanto si trattasse di persone agli antipodi, rispetto al mio modo di comunicare, riconosco loro di essere quantomeno preparati negli argomenti che trattavano. Sì, parlo per esempio del Duca di Baionette. Una specie di mia nemesi totale, ma quantomeno originale nei comportamenti e nelle tematiche di cui si occupava. Inoltre i suoi post erano frutto di documentazione – prassi desueta per molti blogger moderni.
Le conclusioni a cui ciascun blogger possono essere opinabili o irritanti, ma documentarle è sempre un punto a favore di chi espone le proprie opinioni.

il gatto e la volpe

Oggi invece è di moda la sagra dell’improvvisazione.
La fiera del dilettante che si elegge a #massimoesperto.
Ogni giorni spuntano blogger che pontificano di cinema, di libri, di arte, senza fare altro che copiare interi paragrafi di Wikipedia, cambiando la disposizione delle parole. A volte becco delle recensioni lasciate da gente che evidentemente non ha visto/letto ciò di cui parla.
Come dicevo, è un fenomeno alquanto fastidioso.
Almeno, per me lo è.

Poi ci sono quelli che vanno avanti con le dot list. “Dieci ragazze con cui non vorreste uscire.” “Cinque libri di Stephen King che piacciono a tutti“. “Venti tipi di fiori da pubblicare su Instagram.” Eccetera eccetera.
Articoli semplici, in stile Facebook, con un livello di approfondimento pari a zero, ma simpatici da condividere sui social.
Anch’io ne pubblico qualcuno ogni tanto, ma esistono blog che vanno avanti così per mesi.

Infine – e torniamo al principio del post – ci sono i tuttologi.
Quelli che riescono a offrire verità assolute su una gran varietà di argomenti, dalle trivellazioni petrolifere all’ultimo Cinecomics, dal veganesimo al cannibalismo delle tribù Papua.
Che poi esprimere un’opinione è una cosa – lecita e sacrosanta – mentre proferire dogmi basati sul nulla (nessuno studio, nessuna documentazione, al massimo un articolo di cento parole lette sul gruppo Facebook “Italia Svegliati”) è scorretto, disonesto e sleale.

Se ci sono stati periodi in cui io per primo ho dato l’idea di comportarmi come tale, me ne scuso. Me ne scuso davvero, non come frase fatta.
Credo che nella redistribuzione delle forze di Plutonia Experiment ci sia anche la volontà di cambiare registro. Di parlare di cose più personali, anche in fase di recensione, senza per forza atteggiarsi a maestri di vita o a opinionisti da talk show.
Che poi, maestro io… ma per favore.
Proprio no.

Quindi non badate a ciò che vi ho consigliato per anni.
Non sovraesponetevi. Non diventate tuttologi. Non abbiate fretta di dire la vostra su ogni argomento, scrivendo di pancia. Aspettate piuttosto che il cervello si colleghi al resto del corpo.
Vi ho mentito per anni, appunto.
Non siate così.

Concludo l’articolo chiedendovi se questa è solo una mia impressione, o se anche voi notate il rapido diffondersi di tuttologi in cerca di un pubblico adorante.

paese-balocchi


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