Garuda

Garuda locandina

Garuda (sanscrito: गरुड Garuḍa), l’aquila, è una divinità induista minore, il veicolo (vahanam) di Viṣṇu, e una delle forme della divinità nell’induismo; è rappresentata con piume d’oro, faccia bianca, ali rosse, becco e ali d’aquila, ma un corpo spesso umano. Indossa una corona sulla testa come il suo padrone, Viṣṇu; è antica ed enorme, al punto da oscurare il sole.

Nei tempi di Internet succede anche questo: anni fa volevo vedere questo bizzarro e sconosciuto film, Garuda, ma non era reperibile in DVD. L’ho dunque scaricato da chissà quale sito (li aprono e li chiudono a ritmi elevatissimi), salvandolo su un DVD riscrivibile, salvo poi dimenticarmene per anni.
Settimana scorsa stavo sistemando le mie pile di arretrati – avrò all’incirca un centinaio di film da recuperare – e mi sono ricordato di questa pellicola thailandese. Nemmeno a farlo apposta è un kaiju movie.

Bangkok è in espansione.
Durante gli scavi per estendere la rete sotterranea metropolitana, gli addetti ai lavori trovano una caverna antica, che pare essere adibita a tempio. Il governo thailandese manda sul posto una squadra speciale dell’esercito e due archeologi, tra cui la mezzosangue Leena (metà thai e metà francese), figlia di un professore che anni prima aveva trovato un reperto criptozoologico nel deserto.
Presto il mistero della caverna verrà svelato: essa ospita Garuda, un essere mitologico a metà tra un grifone e un uomo, furioso per la lunga prigionia sotterranea e bramoso di vendicarsi sulla razza umana…

garuda

Garuda è un film che raggiunge a stento la sufficienza.
Meglio dirlo subito, prima che vi illudiate di avere a che fare con chissà cosa. Tra le cose che funzionano di meno ci sono la recitazione (al solito, gli attori asiatici esagerano in ogni espressione), l’uso eccessivo del bullet time, alcuni effetti speciali, la limitatezza delle location (in buona parte sotterranee, tranne l’ultima parte del film, ambientata in superficie) e la lentezza di alcuni passaggi.

Detto ciò è interessante notare che abbiamo a che fare con un film di produzione al 100% thailandese, che si aggancia direttamente alla religione e al folklore di quel paese per creare una pellicola moderna, con diversi spunti interessanti, e con un kaiju – che i militari ritengono essere manifestazione dell’omonimo Dio – che ha tutto il potenziale per bucare lo schermo.

Garuda è un bel tentativo di creare un film in stile occidentale senza rinunciare alle tradizioni locali.
Il risultato è più che perfettibile, ma meritava una menzione nella mia ricerca/analisi delle molte pellicole che trattano di mostri giganti.
In questo senso il cinema orientale è sempre stato anticipatore, e credo che in futuro ci riserverà altro buon materiale, oltre ai tanti Godzilla nipponici, al buon The Host e ad altri film che raramente arrivano a queste latitudini.

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(A.G. – Follow me on Twitter)

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