Nel settembre del 1683 l’Europa intera rischiò di capitolare.
L’immenso esercito ottomano, comandato dal gran visir Kara Mustafa Pasha, marciò compatto verso Vienna, deciso a conquistare la capitale del Sacro Romano Impero, trasformandola nel ventre molle dell’Europa cristiana, divisa da lotte intestine che la rendevano debole e vulnerabile.
Gli ottomani erano consci di potercela fare. Per numero di soldati e di pezzi d’artiglieria erano superiori ai loro avversari, e non di poco. Una volta conquistata Vienna, avrebbero marciato su Roma, travolgendo il cuore stesso di quello che oggi definiremmo “Occidente”.
A dispetto delle antipatie e delle antiche rivalità che opponeva tra loro i sovrani cristiani (cattolici, protestanti o ortodossi), il grande lavoro diplomatico voluto da Papa Innocenzo XI riuscì a mettere insieme una coalizione che, seppur numericamente inferiore rispetto a quella turca, fu in grado di salvare il Sacro Romano Impero dall’invasione e dalla devastazione.
Eroe assoluto della vittoria cristiana fu il Re polacco Giovanni III Sobieski, a cui venne conferito il ruolo di comandante supremo delle compagnie accorse in difesa di Vienna. Fu soprattutto lui, insieme ai suoi temibili ussari alati, ad avere ragione degli spietati ottomani al servizio dell’ambizioso gran visir Kara Pasha.
La battaglia di Vienna è stata – storicamente parlando – esaltante.
Alle porte della città austriaca si affrontarono alcune delle élite militari dell’epoca, dai giannizzeri ai dervisci, agli ussari alati polacchi.
Quest’ultimi, tremila in tutto, furono determinanti per la vittoria finale della Lega Santa (i difensori di Vienna), grazie alla carica contro i nemici che occupavano stabilmente il Monte Calvo da qualche settimana.
Ma chi erano gli ussari alati polacchi?
Si trattava della cavalleria pesante al comando di Giovanni III Sobieski. Citando Wikipedia:
Reclutati tra i ranghi della nobiltà polacco-lituana (la szlachta), i Towarzysz Husarski (“Compagni Ussari”) mantenevano alle loro dipendenze piccole squadre di cavalieri (secondo il modello medievale della lancia (unità militare)), da loro armati e stipendiati, e rispondevano direttamente al rotmistrz, comandante supremo dello squadrone (chorągiew) di cavalleria. Caratteristica distintiva degli Husaria erano le “ali”, supporti di legno ornati di penne, assicurate alle loro selle o alle lamine posteriori della loro corazza.
Terribili a vedersi, potentissimi, ben armati, altamente motivati e ben comandanti, gli ussari alati erano davvero l’élite della cavalleria europea.
In mancanza del supporto francese alla Lega Santa – dovuta al fatto che il Re Sole si augurava una sconfitta dell’Imperatore Leopoldo, che mal sopportava – furono proprio i polacchi a salvare Vienna e (probabilmente) la cristianità intera.
Un cronista turco dell’epoca, Mehmed der Silihdar, descrisse così l’intervento degli ussari alati sul Monte Calvo:
Gli infedeli spuntarono sui pendii con le loro divisioni come nuvole di un temporale, ricoperti di un metallo blu. Arrivavano con un’ala di fronte ai valacchi e moldavi addossati ad una riva del Danubio e con l’altra ala fino all’estremità delle divisioni tartare, coprivano il monte ed il piano formando un fronte di combattimento simile ad una falce. Era come se si riversasse un torrente di nera pece che soffoca e brucia tutto ciò che gli si para innanzi.
Un effetto psicologico che, unito alla forza devastante dei cavalleggeri polacchi, fu in grado di travolgere le armate ottomane.
La vicenda è ben narrata e romanzata “il giusto” nel romanzo Gli Ussari Alati, di Daniele Cellammare, uscito per Fazi Editore.
Il libro è storicamente impeccabile, descrive gli avvenimenti che precedettero l’assedio di Vienna attraverso una moltitudine di punti di vista diversi, e carbura come un diesel, fino ad arrivare alla battaglia vera e propria.
Gli inutili precisini di una certa scuola critica potrebbero bocciare il romanzo perché non è esente da infodump e da parentesi che rientrano nel temuto “as you know, Bob”. L’autore non lo fa però attraverso dialoghi mal scritti, bensì con l’inserimento di dialoghi retorici, utili a colmare le lacune storiche, sociali e geopolitiche che occorre conoscere per godersi appieno questo volume.
In definitiva io ritengo Gli Ussari Alati un ottimo romanzo storico, ricco di pathos, ben documentato e coraggioso nel prendere una posizione pro-europea.
Cellammare non manca infatti di dipingere gli ottomani per come si comportavano allora, vale a dire con crudeltà. Essi tiranneggiavano sugli stati vassalli e si proponevano di sterminare i cristiani e di rendere schiavi i loro figli.
Ovviamente gli europei, dal canto loro, non erano affatto privi di difetti. Cosa che non sfugge alla penna (alla tastiera) di Cellammare, che però rende bene l’idea di una moltitudine di sovrani meschini e sciocchi, uniti infine dall’istinto di sopravvivenza contro l’incombente distruzione.
Ancor più fecero i comprimari, i comandanti degli eserciti, le spie infiltrate tra gli ottomani, i diplomatici che lavorarono per assemblare una coalizione che inizialmente pareva incapace di stare insieme.
Gli Ussari Alati è disponibile sia in cartaceo che in formato ebook, per diverse piattaforme (Amazon, Google Store e altri).
Quando il gran visir Kara Mustafa esce dalla sala dove il sultano Mehemet IV l’ha appena ricevuto e si ferma a guardare il sole sorgere dietro le cupole e i minareti di Costantinopoli, sa già che l’incarico che gli è stato affidato assicurerà al suo nome la gloria immortale. Mettersi alla testa dell’esercito ottomano – questo gli ha ordinato il sultano -, marciare sull’Europa e prendere la capitale del Sacro Romano Impero, Vienna. È il 1683, l’Europa è spezzettata tra Stati e staterelli e i suoi sovrani sono divisi da invidie, antipatie e questioni territoriali, ma l’Impero ottomano è al culmine della sua potenza. Eppure, mentre le voci e i sussurri di un pericolo oscuro proveniente da sud-est corrono più veloci di qualsiasi staffetta, sono in pochi a rendersi conto che la posta in palio è che di lì a poco, sui cieli d’Europa, da ogni guglia e da ogni campanile, sventoli la bandiera con la mezzaluna – che il vero obiettivo di Kara Mustara non è Vienna, ma Roma. Non lo capisce il “re cristianissimo” Luigi XIV di Francia, che per delle ruggini verso Leopoldo I, imperatore del Sacro Romano Impero, decide di non intervenire, abbandonando la capitale austriaca al suo destino. Le speranze sembrano già perdute, ma non è così. Il papa affida a un frate cappuccino, padre Marco d’Aviano, il compito di creare una Lega Santa tra i sovrani cattolici, chiedendogli in particolare di cercare l’appoggio della Polonia, nelle cui brughiere è custodito il segreto dei misteriosi ussari alati. (Sinossi ufficiale).
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