HUNGRY HEARTS //// di uno bravo, SAVERIO COSTANZO

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Un film europeo, per storia e per stile. Un film introspettivo a livello di contenuti, ma anche di scene: primissimi piani, spazi chiusi, ristretti, sguardi spaesati… una drammaticità forte, ma sempre reale. E’ l’impatto stilistico di Saverio Costanzo in Hungry hearts, che, attraverso occhi, sguardi e gesti rallentati dei due attori protagonisti Alba Rohrwacher e Adam Driver, sviluppa un film assolutamente internazionale – e non solo per il fatto che è girato a New York – con diversi codici stilistici che con eleganza e talento passano dal dramma famigliare, appunto, al thriller fino addirittura al giallo hithcockiano. Non perdendo quell’aura della situazione d’emergenza e d’ansia, timbro di umanità.

Cito un estratto di un articolo in cui il percorso cinematografico di Costanzo è ben spiegato in un articolo su Mymovies.it firmato da Mauro Gervasini, chiaro e profondo, come il regista stesso. “Esordio con un documenatario poco ricordato, ma molto bello, Sala rossa (2002), ambientato nel pronto soccorso del Policlinico di Roma (…) Costanzo trascorre cinque mesi al Policlinico, adotta un metodo di “mimetizzazione” alla Gianfranco Rosi (Sacro GRA) (…) Un approccio moderno e originale, molto poco “italiano”. Diversa internazionalità nel suo esordio a soggetto, Private (2004) (…) In memoria di me (2007), storia della tormentata vocazione di un uomo che sceglie il noviziato tra dubbi e tentativi di fuga. Il rigore di una regia che non concede nulla né in termini di ritmo né in termini emotivi, tra inquadrature fisse e mistici silenzi, pare a volte un po’ ostentato, ma il film è ancora una volta una rarità nella nostra produzione. E arriviamo a La solitudine dei numeri primi (2010) (…) Un horror tra il Kubrick di Shining e L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento (di cui torna, angosciante, la musica). (…) Ed è lo stesso impianto ideologico, poetico, persino estetico del nuovo film Hungry Hearts (…) La claustrofobia di un dramma familiare raccontata attraverso il linguaggio, che fa tesoro di una produzione low budget e sin dalla prima sequenza nel cesso del ristorante cinese imprigiona i personaggi, e lo sguardo”. (martedì 13 gennaio 2015, Mymovies.it).

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