Il 13° Guerriero
di John McTiernan
USA 1999
Sinossi
Alle soglie dell’anno Mille, nella raffinata Baghdad, il giovane Ahmed Ibn Fahdlan vive in una posizione sociale di alto rango, ma questi privilegi finiscono quando viene scoperta la sua relazione proibita con una donna. Per punizione viene inviato come ambasciatore in una terra lontana. Mentre è in viaggio con il consigliere e servitore Melchisidek, la carovana si imbatte in un manipolo di guerrieri vichinghi. I due gruppi cercano di fare conoscenza. Melchisidek traduce frasi e parole ma non riesce a far cambiare idea a Ibn: per lui, quei vichinghi sono zotici e non vale perdere tempo ad ascoltare i loro racconti sulle misteriose e terrificanti creature che affliggerebbero il loro paese. Ibn quindi vorrebbe ripartire, quando interviene all’improvviso una vecchia indovina che lancia un ammonimento: tredici guerrieri dovranno essere utilizzati per sconfiggere il nemico che perseguita il popolo vichingo, ma il tredicesimo dovrà essere uno straniero di stirpe diversa. (Fonte: Coming Soon).
Commento
Tratto da un romanzo “minore” – ma non per questo brutto – di Michael Crichton, Il 13° Guerriero è una pellicola che funziona, intrattiene, diverte, senza dimenticare di fare un poco di arte cinematografica, il che non guasta mai.
Mangiatori di Morte, questo è il libro che ha ispirato il film di McTiernan, ha la caratteristica di presentarsi come un falso storico scritto dal diplomatico musulmano che ne è anche il protagonista, Ibn Fadlan. Aggregatosi a un gruppo di vichinghi in missione, il raffinato islamico avrà modo di osservare da vicino le usanze, la brutalità e il valore dei normanni. La loro lotta contro un gruppo di creature apparentemente mostruose, ma in realtà derivate da un ceppo superstite di Uomini di Neanderthal, è al centro delle vicende narrate nel romanzo.
Il film riproduce abbastanza fedelmente quanto scrive Crichton. La cosa non è casuale, visto che il noto autore risulta essere anche il produttore della pellicola.
Ci sono delle differenze tra le due versioni, ma non risultano essere particolarmente marcate.
Antonio Banderas interpreta Ibn Fadlan in maniera convincente, aiutato dal suo aspetto mediterraneo che gli permette di passare per un perfetto dignitario musulmano.
Il film è a mio parere una delle migliori opere fanta-storiche in circolazione, penalizzato al botteghino (andò in rosso di una trentina di milioni di dollari), ma ancora oggi godibile sotto più punti di vista.
Innanzitutto c’è una rappresentazione abbastanza realista del medioevo. I vichinghi sono rozzi, brutali, sporchi e selvaggi. Non c’è spazio per armature brillanti e armi luccicanti. I combattimenti sono spesso veloci, violenti e si concludo senza vie di mezzo: vittoria o morte.
Ibn Fadlan è invece il rappresentante di una delle vette di civiltà più alte raggiunte da un regno islamico (in questo caso il Califfato di Baghdad).
Tutto il discorso proto-scientifico riguardante una tribù di Neanderthaliani sopravvissuti al trascorrere del tempo riflette una delle tante passioni di Michael Crichton. I Wendol – questo è il nome dei membri della tribù – servono una regina che ha le fattezze di una tipica Venere preistorica.
L’autore ha voluto poi omaggiare il genere fantastico citando il Necromonicon (non credo di dovervi spiegare cos’è) come una delle fonti citate per ricostruire il viaggio di Ibn Fadlan nelle terre infestate dai Wendol.
Altra chicca: lo stesso Ibn Fadlan prende spunto da un ambasciatore musulmano (di origine persiana) realmente esistito, di cui si hanno notizie frammentarie, ma storicamente certificate. Se vi interessa sapere di più su questo intrigante scrittore e avventuriero, vi rimando alla pagina Wikipedia che lo riguarda.
Non mi resta che consigliarvi di recuperare sia il film che il libro, specialmente se siete appassionati di opere storiche impreziosite da alcuni elementi fantastici non eccessivamente invasivi, ma senz’altro godibili.
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