Nel 2012 David Levine (artista) e Alix Rule (Universtity of Columbia) scrissero un breve saggio dopo un capillare studio fatto sul linguaggio utilizzato dagli utenti dell’arte contemporanea. Scaricarono e stamparono dal sito E-Flux migliaia di comunicati stampa, degli ultimi 13 anni, di mostre e artisti internazionali. Biennali, mostre personali, mostre nei Musei erano la fonte di uno studio interamente dedito alla parola. La parola incomprensibile utilizzata da critici, galleristi, curatori e anche artisti. Questo linguaggio è stato coniato con 3 semplici parole: International Art English.
Naturalmente lo lingua, anzi, il linguaggio dell’arte è un fatto internazionale, e nel nostro Paese, in Italia, lo stile ha sempre avuto mutazioni - da Giulio Carlo Argan nei primi del ’900 che puntò su uno stile semplificato, per poi passare all’ostico Filiberto Menna, e poi ancora ad oggi dove ancora il linguaggio può essere da molto semplice e chiaro, attraverso critici come Francesco Bonami o Massimiliano Gioni, o complesso con critici dal retaggio alla Bonito Oliva, dove per accompagnare un testo è utile l’uso di un manuale di lingua italiana.
Un tema dunque attuale, quello di uso di parole come: “biopolitico”, “trasversale”, “gestuale”, “continuum”, “involuzione”, “intersezione”, “tensione”, “autonomia”, “dialettica”, “avviluppare”, “parafrasi”, “composizione”, contemplativo”, “equilibrio”, “spazio negativo” … (queste tra le parole più abusate secondo la ricerca sul database di E-Flux), che lascerà sempre aperto un dibattito su come l’arte debba essere affrontata. L’opera d’arte rappresenta già un pensiero, una sensazione, un lavorìo che va raccontato, spiegato. Oppure no ? E’ giusto che rimanga sempre un linguaggio di nicchia, o è sviluppato proprio perché lo sia, perché faccia paura a chi non fa parte del Sistema dell’arte ?
De Dominicis, che sull’opera e sul suo linguaggio ha tanto lavorato e scritto, sosteneva che ” Il pubblico, all’opera d’arte e all’artista, preferisce la “storia dell’arte” e “gli artisti”. E dunque, forse, una guida chiara per comprenderli.
Questa sera, a Chicago, sono stata invitata, insieme alla curatrice Allison Glenn e agli artisti Andres L. Hernandez e Rashalya Marie Brown, a parlare presso The Silver Room su questo topic, dal punto di vista di curatori e artisti giovani con un loro modo di fare e comunicare arte. Nel ciclo We the People, Art Speak. Dunque l’argomento è sempre vivo.
Liam Gillik
Olafur Eliasson
Tania Bruguera
Kim Beom
Matthew Ritchie
Pieter Rogiers
Rachel Harrison