INTERVISTA ad AGNES DENES per WHEATFIELD //// domani la RACCOLTA a MILANO

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A Milano un grande campo di grano, è Wheatfield di Agnes Denes all’isola //// LabRouge ha intervistato l’artista americana. (pubblicata su Mi-Tomorrow, 8 luglio 2015). Qui l’intervista completa.

E’ stato un evento importante per i cittadini milanesi quello organizzato da Fondazione Riccardo Catella in collaborazione Fondazione Nicola Trussardi e Confagricoltura lo scorso febbraio: famiglie con bambini potevano piantare dei semi di grano nel terreno di mezzo tra le torri di Porta Nuova e il quartiere isola, per poi attendere e ricavarne i frutti. L’azione, già sviluppata nel 1982 a New York, è opera di Agnes Denes. E il risultato è arrivato. Oggi a Milano c’è un grande campo di grano dorato di 5.000 ettari, tra gli edifici vecchi e contemporanei, e il 9 luglio tutti a raccogliere.

R.F. Ha realizzato quest’opera per la prima volta nel 1982 a New York, per dimostrare quanto gli esseri umani stavano abusando della Terra e della natura. Oggi, nel 2015, in un luogo diverso questo abuso non è migliorato, anzi. Come ha reagito?

La maggior parte dei miei lavori si interroga sui problemi dell’umanità e tenta di dare delle risposte, di trovare delle soluzioni. Nel 1982 Wheatfield nasceva come “scultura pubblica”, come momento di confronto tra la Natura e una civiltà, quella occidentale, che stava smarrendo i propri valori fondamentali per rincorrerne di nuovi, effimeri. Abbiamo posizionato il campo in un’area aperta di un ettaro, a un isolato da Wall Street – il quartiere finanziario, che rappresentava la cattiva gestione del territorio – che guardava verso la Statua della Libertà, dall’altra parte dell’Hudson: un campo di grano nel cuore della City e il simbolo degli Stati Uniti ricordavano alle persone ciò che questo paese originariamente rappresentava e l’ispirazione che sembrava smarrita. E la reazione delle persone a questo progetto è stata la più grande ricompensa che potessi ricevere. Wheatfield affronta l’avidità e le false priorità che la società globalizzata ci impone. Un gesto semplice, come far crescere un campo di grano nel cuore di una grande città diventa un’appello alla responsabilità sociale e individuale, rappresenta il cibo, l’energia, gli scambi commerciali, le relazioni internazionali, l’economia globale. Diventa un richiamo a risolvere i grandi temi legati alla diseguaglianza sociale e alla distribuzione delle risorse che affliggono il nostro pianeta e che minacciano il nostro futuro. Per questo ringrazio Massimiliano Gioni, i rappresentanti della Fondazione Nicola Trussardi e Riccardo Catella per avermi chiamato e dato l’opportunità di realizzare a Milano questo lavoro così complesso proprio in occasione di Expo. Sono molto grata a tutti, perché penso che dovrebbe esserci un Wheatfield in ogni paese, per dimostrare quanto è potente e inarrestabile il pensiero dell’arte.

Ho letto una sua intervista passata, dove raccontava lo scopo dell’artista di contributo a salvare l’umanità, per questo ha sempre lavorato con media differenti, per arrivare al punto ed essere comrpesa da tutti. Penso che oggi l’arte deve essere ancora più forte e lottare di più. E’ per questo che ha deciso di ri-creare Wheatfiel?

Guardando a ritroso ai miei 50 anni di lavoro come artista, il filo conduttore è sempre stato il lavorare con la terra, con un approccio trasversale che mette insieme filosofia, matematica, arti visive… A un certo punto ho realizzato che stavo rispondendo a un bisogno e che attraverso gli occhi di un artista e la visione dell’artista si può aiutare il mondo. Ho scritto parecchio su questo tema, non è facile parlarne in poche parole, c’è il rischio di essere superficiali e retorici. Ma trovare soluzioni o semplicemente immaginare nuove soluzioni ai problemi che ci troviamo a dover affrontare – che sono molti e molto difficili – cominciare a comprendere questi problemi non è così semplice. Dobbiamo interrompere quello che stiamo facendo, dobbiamo guardarci intorno e capire qual è il bisogno a cui dobbiamo rispondere. Ed è importante che affrontiamo questi problemi dando vita a progetti belli e importanti, che possano scaldare i cuori delle persone e che le persone possano amare. Questo è l’unico atteggiamento che può richiamare l’attenzione sui problemi, le persone possono fermarsi un attimo e capire, senza che le preghi di ascoltarti, senza fare comizi retorici. Per questo l’arte può e deve assumere un ruolo importante, fondamentale. Può offrire un pensiero laterale, visione positiva e capacità di risolvere i problemi in modo inusuale, può comunicare i valori umani più profondi attraverso le sue metafore. Non mi stancherò mai di ripeterlo, credo che sia questo il nuovo ruolo dell’artista: creare un’arte capace di mettere in discussione lo status quo, le infinite contraddizioni che quotidianamente accettiamo e approviamo, offrendo alternative intelligenti. Le mie opere – e in generale le opere d’arte – hanno, o almeno dovrebbero avere, lo scopo di aiutare l’ambiente e beneficio delle generazioni future, lasciando un’eredità significativa. Questo è il mio obiettivo come artista, e l’obiettivo di ogni artista intellettualmente onesto.

Possiamo considerare il suo lavoro, qui a Milano, e alcune azioni e installazioni passate, “pop”, non per una elite di fruitori dell’arte?

I temi toccati dal mio campo di grano riguardando la relazione tra creazione individuale e coscienza  sociale. Wheatfield, come molti altri miei lavori, affronta temi importanti, come le sfide legate alla sopravvivenza globale. Per questo la sua “scala” è monumentale. Per necessità. Per poter parlare alle persone, tutte senza distinzione, e coinvolgerle, sensibilizzarle. Se l’arte contemporanea segue questi principi non può essere elitaria. Lo diventa quando è la manifestazione dell’ego dell’artista e di tutto ciò che gli ruota attorno

Agnes, quando ha iniziato il campo noi, cittadini di Milano, potevamo venire nel campo vuoto con I nostril bambini e piantare dei semi. Sono venuta con mia nipote, e lei ha imparato che per far crescere qualcosa ci vogliono tempo e fatica, specialmente oggi, dove tutto è veloce. Crede che questa grande azione possa aiutare ?

Wheatfield è uno specchio, riflette i timori, le paure e le contraddizioni della nostra società. A dispetto della sua apparenza semplice e rassicurante, è un’opera difficile, potente, perché scava nel profondo del nostro tessuto sociale. È un monumento alla Natura, che comunque è sovrana e decide quali sono i suoi tempi, i suoi ritmi e i suoi risultati. L’uomo può mettere il suo lavoro a servizio della Natura, la sua fatica e il suo sudore, ma non può decidere al suo posto. Noi oggi, invece, siamo abituati a pensare alle cose e al mondo come tutto fosse un’immagine, una cartolina, uno spot pubblicitario. Ai nostri occhi deve essere tutto facile, veloce, raggiungibile, bello, perfetto, colorato, patinato. Ma la Natura non “ragiona” così, e dobbiamo prenderne atto.A New York, nel 1982, lavorare a Wheatfield è stata una battaglia quotidiana, perché tutti andavano contro il grano e io non potevo fare altro che proteggerlo, scontrandomi con difficoltà e pregiudizi. Ho dovuto trovare e coinvolgere dei volontari, abbiamo avuto settimane dure. È stato difficile, ma quando alla fine siamo arrivati, dopo tutte queste difficoltà, al raccolto, con le persone intorno a me, ho pianto. I newyorkesi e le persone che erano venute lì appositamente da fuori, i visitatori – perchè il campo era diventato molto famoso durante la sua crescita, guardando Manhattan si vedeva un campo di grano crescere – piangevano, è stato un momento che ha scaldato i cuori. La consapevolezza che Wheatfield e i suoi significati più profondi erano entrati nella profondità delle persone. Spero che questo succederà anche a Milano, il 9 luglio, quando ci sarà il raccolto. Anche a Milano, come a New York trent’anni fa, tutti coloro che parteciperanno al raccolto potranno prendere piccoli pacchetti di semi raccolti e piantarli in segno di solidarietà, facendo germinare ulteriormente il progetto. Ognuno potrà portare a casa il proprio piccolo Wheatfield e seminare un piccolo tassello del nostro futuro.

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Agnes Denes_Wheatfield_Fondazione Nicola Trussardi_interview_Milano 2015 from Fondazione Nicola Trussardi on Vimeo.

Informazioni su 'Rossella Farinotti'