Dopo l’esposizione del 2008 dal titolo Passaggio 35 nei sotterranei della Fondazione Catella, Marco Garofalo, fotografo e reporter, ha continuato il suo lavoro di testimonianza della crescita dei grattacieli di Porta Nuova. Un percorso iniziato con Gabriele Basilico nel 2007 e portato avanti ancora oggi, a lavori finiti, che ha prodotto degli scatti spettacolari di documentazione di un quartiere storico – Isola, Garibaldi e Varesine – oggi rivalutato, della città di Milano.
R.F. “Marco, quando mi ha raccontato del tuo percorso di reportage del quartiere di Porta Nuova eravamo in un luogo oggi molto simbolico si Milano”.
M.G. “Esatto. Ci trovavamo sulla Diamond Tower, l’edificio più alto del progetto di riqualificazione urbana di Porta Nuova. E’ alto 140 metri, il più alto di Milano. Ci trovavamo là perché rappresenta l’arrivo di un processo di reportage fotografico che ho sviluppato dall’inizio della trasformazione, nel 2007, in collaborazione con Gabriele Basilico, per documentare le varie e diverse fasi di lavorìo nel cantiere”.
R. F. “Che cosa rappresentano le tue immagini?”
M.G. “Sono principalmente fotografie di edifici e scorci della città dall’alto o dal basso. Alternati con le persone che lavoravano nei cantieri, ma anche personaggi che vivono la città quotidianamente. Un reportage su tre quartieri in particolare: lsola, Garibaldi e le Varesine, sulla loro trasformazione e virtù. Un luogo che amo molto, l’Isola in particolare, dove infatti vivo e lavoro da quando, da molto giovane, mi sono spostato a Milano dalla Calabria, la mia terra d’origine.
R.F. “Hai un modo particolare di rappresentare la “tua” città?”
M.G. “Da quando l’architettura è entrata nel mio obiettivo ho capito che, per avere un bel risultato, bisognava fare qualche passo indietro rispetto al soggetto, in questo caso rispetto al ritratto della città. Questa cosa me l’ha insegnata anche un po’ Basilico. Quando faccio le mie fotografie agli edifici ci sono un livello verticale e uno orizzontale: quello verticale riguarda lo sviluppo verso l’alto, dunque la trasformazione della città. Quello orizzontale invece riguarda proprio chi la città la vive nella sua quotidianità”.
(Da Mi-Tomorrow, 30 giugno 2015.) ph. courtesy M. Garofalo