di Ivan Quaroni
“Nel corso dell’ultimo anno”, scriveva Raphael Rubinstein nel 2013, “mi sono reso conto sempre più chiaramente di una specie di provvisorietà inerente alla pratica della pittura”.[1] Il critico si riferiva a una serie di artisti, da Raoul de Keyser ad Albert Oehlen, da Christopher Wool a Mary Heilmann e Michael Krebber, “che da tempo producono quadri che hanno l’aria di essere stati buttati giù un po’ casualmente, a mo’ di tentativi, quadri che sembrano non-finiti o che si auto cancellano”.[2] Nella genealogia dei pittori provvisori, Rubinstein includeva perfino Robert Rauschenberg, Martin Kippenberger e David Salle, i quali avrebbero lottato contro il carico di aspettative di un medium “sovraccarico di attese”. La formulazione del concetto di provvisorietà, serviva a introdurre l’idea di una pittura che rifiuta qualità come “virtuosismo”, “composizione” e “stratificazione di significati”, sottraendosi al confronto con la propria tradizione secolare. L’errore di Rubinstein è stato quello di tradurre la provvisorietà in una sorta di velleitarismo rinunciatario, quando invece era una semplice reazione ai detriti e alle macerie storiche su cui era necessario rifondare la pittura, come peraltro avevano fatto negli anni Settanta i Pittori Analitici o Pittori-Pittori.
Il titolo Not Provisional allude propriamente al carattere impegnato e “non provvisorio” di una nuova generazione di astrattisti italiani, di cui fanno parte Isabella Nazzarri e Viviana Valla. In particolare, queste due artiste, differentemente dai provisional painters che rifuggono dal sovraccarico di aspettative legate a un medium antico, accettano di elaborare grammatiche capaci di esprimere il carattere dubitativo, enigmatico e incerto che è all’origine della formazione delle arti visive. Entrambe provano a dare un senso a una pratica già lungamente battuta nel corso del Novecento, quella dell’astrazione, con un approccio che tiene conto delle mutate condizioni storiche, sociali e tecnologiche e che, soprattutto, si oppone col linguaggio aniconico al profluvio mediatico d’immagini.
Incentrata su un processo essenzialmente gestuale ed erratico, la pittura di Isabella Nazzarri si coagula in un campionario di forme sorprendenti, caratterizzate da segni dai colori vividi e brillanti che si stagliano su fondi monocromi nelle carte come nelle tele. La luce precipitata nei pigmenti diventa la materia anche delle sue sculture, fatte di resine colorate rinchiuse in ampolle di vetro (Monadi) oppure di poliuretano espanso modellato in modo da evocare le formazioni rocciose e i depositi calcarei presenti in natura. Nonostante l’accentuazione del carattere squisitamente procedurale della sua pratica pittorica, il legame con la natura che caratterizzava i suoi lavori precedenti rimane forte soprattutto nella produzione plastica, spesso allusiva alle complessioni lapidee e minerali.
È basata sulla stratigrafia di materiali cartacei la ricerca di Viviana Valla, che attraverso il rimaneggiamento di post-it, ritagli di riviste, fogli prestampati, carte argentate di pacchetti di sigarette e molto altro ancora costruisce una pittura intima e diaristica che paradossalmente assume l’aspetto di una composizione geometrica. Tema della sua indagine è il conflitto tra emotività e auto-censura, che si esplica in un continuo bilanciamento tra il metodo accumulativo, di carattere intuitivo, e il rigido controllo esercitato sulle forme spesso ortogonali e cartesiane delle sue composizioni. La scelta dell’artista di usare certi materiali deriva dalla volontà di raccontare il proprio vissuto attraverso l’indagine e il riutilizzo di elementi prosaici che fanno parte della quotidianità.
Tanto il metodo erratico di Isabella Nazzarri, fondato sulla fiducia e libertà gestuali e sulla levità cromatica e segnica, quanto quello critico e conflittuale di Viviana Valla, articolato in un dinamico contrasto tra emotività e razionalità, prefigurano l’assunzione di una responsabilità nei confronti del linguaggio pittorico, usato come filtro interpretativo per la costruzione di una Weltanschauung, di una visione del mondo.
Note
[1] Raphael Rubinstein, Pittura provvisoria. Il fascino discreto del non finito, Flash Art n. 308, Febbraio 2013, Politi editore, Milano.
[2] Ivi.
Info
Isabella Nazzarri | Viviana Valla
Not Provisional
A cura di Ivan Quaroni
Centro Luigi Di Sarro
Via Paolo Emilio 28 Roma www.centroluigidisarro.it
8 febbraio – 2 marzo 2018
In collaborazione con Galleria ABC-Arte di Genova