
E' una storia presa dalla fine. Algeri, più o meno nei nostri anni: Ryad, studente universitario a Parigi, poche idee e poche motivazioni, arriva per svuotare e chiudere una libreria, Les Vraies Richesses. Dentro ci sono volumi ingialliti, quadri, foto sbiadite che rimandano a un'altra vita, a un'altra storia. Quella di un altro ventenne, Edmond Charlot, arrivato da Parigi tanto tempo prima, lui sì con un'idea per la testa: fondare una libreria-casa editrice, capace di tenere insieme le due sponde del Mediterraneo.
Sarà una biblioteca, una libreria, una casa editrice - si legge nel suo diario - ma sarà innanzitutto un luogo per gli amici che amano la letteratura e il Mediterraneo.
Proposito da cui discenderà una straordinaria storia, umana e professionale. Perché quella piccola libreria, al 2 bis della rue Charras, diventerà un ponte tra mondi diversi e un porto sicuro per una comunità di ingegni e affetti. Perchè la casa editrice - un giorno saranno ricordate come le mitiche Éditions Charlot - ospiteranno l'esordio di Albert Camus, diventeranno punto di riferimento per scrittori del calibro di Antoine de Saint-Exupéry e André Gide, faranno man bassa di premi e riconoscimenti.
Poi ci saranno altri anni, assai più tristi: i tempi difficili dell'editoria, la guerra d'Algeria, le due sponde sempre più distanti l'una dall'altra. Rimarrà solo quella piccola libreria, ormai chiusa. E quindi il dolore, che su queste pagine ho anch'io avvertito, per quella stessa libreria da svuotare. Lascerà il posto a un altro esercizio commerciale.
Pare la liturgia di un funerale, che lascia spazio solo alla nostalgia del passato. E invece no, se penso a tutte le vite che sono state alimentate da questa libreria-casa editrice, se solo provo a immaginarmi quanto ne deve essere disceso.
Perchè un uomo che legge non ne vale solo due, ne vale quanti sono i libri che accoglie nella sua vita.
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