E’ raro vedere, soprattutto in spazi pubblici, una mostra completa e ricercata. Per completo si intende una mostra che racconta il percorso umano e lavorativo di un artista – e per un artista come Chagall di materia da raccontare ne esiste eccome – e ricercata significa aver un ampio raggio di provenienza delle opere. E in Marc Chagall, una retrospettiva 1908-1985 questo studio è stato fatto. Opere da: Moma, Pompidou, National Gallery di Washington, Museo Nazionale Russo di San Pietroburgo, Metropolitan … E anche una citazione finale della Crocifissione che Chagall fece negli anni ’70 a Chicago, una magnifica vetrata ora custodita nel piano sotterraneo dell’Art Institute.
Un racconto che la curatrice Claudia Zevi ricrea dagli scritti dell’artista russo stesso che cronologicamente fa assorbire allo spettatore gli umori, le tematiche e i cambiamenti della vita personale – l’amore prima per l’adorata Bella, la prima moglie, e poi per Vava – della vita lavorativa – dalla Russia e Parigi e viceversa -, di quella politico/sociale – la guerra, l’esilio – con un approccio sempre rivolto alla sua cultura ebraica dove i simboli non mancano mai. Gli animali – le caprette di Mirò in costante sottofondo, i galli, gli asini -; i fiori; la netta divisione dei colori; il bianco/luce latente; gli autoritratti; le coppie innamorate …
Fino al 1 Febbraio 2015.