Martin Mystère, le Nuove Avventure a Colori

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Credo di aver già accennato alla nuova creatura di casa Bonelli, che negli ultimi anni sta (faticosamente) cercando di smarcarsi dai diktat dei lettori più anziani. Rispettabilissimi, per carità, ma anche capaci di tenere in ostaggio le scelte editoriali del brand dell’intrattenimento più noto e ricco d’Italia.
Dopo titoli come Orfani e Lukas, accompagnati a pari merito da lodi e critiche, c’è stata questa pensata molto “americana”: prendere uno dei personaggi bonellidi iconici, Martin Mystère e rebootare tutte le sue avventura, partendo ex novo, con una collana parallela a quella storica.
Ed è così che è nata Martin Mystère, le Nuove Avventure a Colori, di cui a breve uscirà in quarto albo.

L’idea, come dicevo, sembra presa dai cugini yankee di Marvel e DC Comics.
Non parlo solo della questione del reboot, di cui i due colossi supereroistici americani hanno abusato fin troppo, bensì di dare una rinfrescata al personaggio stesso e a tutto il suo mondo narrativo.
Così, in questa nuova collana, Martin Mystère è molto più giovane (35 anni), ha un assistente nuovo di zecca (un avventuriero dalla battuta facile, con la barba da hipster), è meno compassato, più dinamico, meno diplomatico, quasi “bondiano”.

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Le avventure lette nei primi tre albi – sorprendentemente buoni – riprendono poco alla volta alcuni punti fermi del Mystère classico: intrighi, trame, segreti, dilemmi storici e protoscientifici, Uomini in Nero, Mu, Atlantide eccetera eccetera.
Tutto con un ritmo molto più brioso rispetto alla serie vecchia (che a me piaceva, quando la leggevo, quindi non fraintendete).
I colori, inutile negarlo, impreziosisco l’esperienza di lettura e, con ogni probabilità, saranno in grado di attirare qualche lettore nuovo, specialmente tra i giovani, oramai refrattari a tutto ciò che è bianco e nero, lento e in bassa definizione.

Pare che, in quanto a vendite, i primi numeri del giovane Martin abbiano avuto un ottimo riscontro di pubblico.
Ovviamente la parola “ottimo” è tutta da definire, ma poco importa. La collana sarà limitata a un tot numero di albi, rimediando così a quello che per me è un difetto tipico di troppi fumetti (quello delle saghe infinite, che tendono a ripetersi).
Ho una certa curiosità di sapere come è stata recepita questa iniziativa dai fan storici di Mystère.

Negli USA il ringiovanimento di eroi storici, da Captain America a Hulk, ha generato una coda di polemiche feroci.
In quei casi non mi sento di dare contro ai fan – che solitamente ritengo dei loser per natura. Inseguire un fantomatico target adolescenziale, trasformando figure iconiche nelle versioni teenager di se stesse, è una strategia stupida. Gli unici risultati che ottiene sono la rabbia dei lettori di lunga data e il disinteresse dei giovanissimi, per i quali il fumetto (di qualunque genere) è un media ampiamente superato.
Considerazione, quest’ultima, che mette una certa tristezza, ma che corrisponde a un’ineluttabile verità.

Nel caso del nuovo BVZM l’operazione è stata gestita con meno estremismo, con più furbizia, quindi ritengo che potrebbe piacere anche agli appassionati dai capelli oramai bianchi (magari non a quelli più ortodossi, questo no).
Io, comunque, continuerò a leggere queste “nuove avventure”: pur senza essere qualcosa di straordinariamente originale, sono divertenti, briose e ben scritte.
Per ora mi basta.

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(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)

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