I miei eroi sono le Waffen-SS

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Le Waffen-SS (“SS Combattenti”) erano una forza armata della Germania nazista nata nel marzo 1933 come braccio militare delle SS. Dall’iniziale adozione di una rigida selezione razziale e fisica dei loro componenti, si passò negli ultimi anni della seconda guerra mondiale ad arruolare anche volontari stranieri di etnia tedesca o comunque ideologicamente legati al Nazionalsocialismo nonostante la loro provenienza.

Le Waffen-SS parteciparono a quasi tutte le battaglie della seconda guerra mondiale; i loro soldati diedero prova di combattività, efficienza e forte motivazione ideologica al punto che, da una parte, esse si macchiarono di efferati episodi di violenza sommaria contro civili e prigionieri di guerra e, dall’altra, sovente dimostrarono un eccessivo e sconsiderato sprezzo del pericolo. (Fonte: Wikipedia)

Mi avete già segnalato come blogger che fa apologia del nazifascismo?
Se la risposta è “no” vi ringrazio e passo dalla provocazione del titolo di questo post al contenuto vero e proprio.

Le Waffen-SS a cui faccio riferimento saranno le protagoniste del seguito di Antiqua Gens, che sto completando di scrivere proprio in questi giorni.
Non è la prima volta in senso assoluto in cui scelgo degli individui storicamente ritenuti come “cattivi” per i ruoli da protagonisti di un racconto. In questo caso ho però optato per una categoria di soldati universalmente riconosciuta come una sorta di legione dell’Impero del Male, o qualcosa del genere.
Tralasciando ogni considerazione personale, è innegabile che le Waffen-SS si resero spesso protagoniste di episodi atroci e spietati, oltre che di battaglie entrate nell’immaginario degli appassionati di Storia militare.
Non a caso, finita la guerra, le Waffen-SS vennero considerate come facenti parti di un’organizzazione criminale coinvolta in moltissimi crimini di guerra.

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Ma restiamo nel campo della scrittura.
È possibile, essendo convintamente antifascisti come il sottoscritto, trasformare alcune SS negli “eroi” di un racconto?
La risposta è sì.
Ovviamente bisogna prendere in prestito il punto di vista delle Waffen-SS, per evitare di scivolare nel parodistico. Gli appartenenti a questo corpo militare non vedevano se stessi come “il Male”, bensì credevano di combattere per una causa giusta. Quindi, se il racconto vuole avere un minimo di realismo, deve cercare di replicare in modo credibile ciò che le Waffen-SS pensavano.

Ma esiste il rischio di giustificare il Male, o di farne un’apologia?
Nessuno scrittore è del tutto vaccinato in questo senso. Tuttavia un bravo autore sa come usare i suoi personaggi, in modo che le loro convinzioni appaiano per ciò che sono realmente, almeno agli occhi di un lettore sano di mente del 2017. Per far trasparire tutto ciò è spesso sufficiente interpretare con trasporto e verosimiglianza un protagonista appartenente alla cosiddetta categoria dei “cattivi”.
Se invece si incappa in lettori genuinamente neonazisti, il racconto potrebbe venire travisato. Il rischio c’è, ma un narratore dalla coscienza pulita lo corre a testa alta.

E poi, diciamocelo, inseguire il politically correct ottuso, evitando di citare il Male, per paura di renderlo in qualche modo affascinante, è una vera e propria scemenza.
Sono questi atteggiamenti, a mio modo di vedere, a lasciare campo aperto a chi, per reazione, ritiene che quel genere di Male sia una soluzione più sincera, più genuina.

In tutto questo spero di aver generato un po’ di curiosità riguardo ad Antiqua Gens 2: Razza Ventura, che leggerete fra qualche settimana.
Vi lascio con la sinossi.

Dicembre 1943
Zona d’operazioni del Litorale adriatico

Oltre alle bande partigiane che attentano costantemente alle forze di occupazioni tedesche, c’è qualcuno che sta ulteriormente destabilizzando la regione.
Nelle ultime settimane, in Carnia, dei misteriosi assassini hanno massacrato indistintamente partigiani, Waffen-SS e volontari della Repubblica Sociale Italiana. Tre distinti attacchi, costati la vita a diversi individui, hanno convinto il gauleiter Rainer a chiedere aiuto a Berlino.

Dalla capitale del Reich è arrivato Ludwig Sachse, un antropologo delle SS Ahnenerbe, convinto che la natura di questi assassini non sia da cercare tra gli esseri umani, bensì in campo occultistico.
La sua teoria si basa su vecchio episodio avvenuto nel medesimo territorio, durante la Grande Guerra. Esso riguarda un plotone di alpini del Regio Esercito, costretto a scontrarsi con delle creature venute dal sottosuolo della Carnia, e dalle leggende delle genti del luogo.
Toccherà a Sachse verificare la plausibilità di tale teoria, guidando una squadra di Waffen-SS in una pericolosa caccia al mostro…

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(Articolo di Alex Girola – Seguimi su Twitter)

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