Il luogo è definito da tre caratteristiche principali: è identitario cioè tale da contrassegnare l’identità di chi ci abita; è relazionale ossia individua i rapporti reciproci tra i soggetti in funzione di una loro comune appartenenza; è storico ricorda all’individuo le proprie radici. Quindi uno spazio che non può definirsi come identitario, relazionale e storico viene definito nonluogo; “…sono dei nonluoghi, nella misura in cui la loro vocazione principale non è territoriale, non è di creare identità individuali, relazioni simboliche e patrimoni comuni, ma piuttosto di facilitare la circolazione (e quindi il consumo) in un mondo di dimensioni planetarie”. (“I non luoghi, introduzione ad un antropologia della surmodernità”, 1993)
Da psicogeografo dilettante (ne ho parlato altre volte, soprattutto qui) sono assolutamente affascinato dal concetto di “non luogo”, espresso per la prima volta dall’etnoantropologo Marc Augé.
Se volete capire cos’è un non luogo, leggetevi questo breve elenco che cita i più classici e celebri tra di essi:
- Autostrade
- Aeroporti
- Sale d’aspetto
- Treni
- Outlet e centri commerciali
- Fast food
- Parchi giochi
- Pronto Soccorso
Sono spazi utili alla circolazione e alla temporanea accoglienza di persone e cose. Sono caratterizzati anche da una provvisorietà più o meno breve, dalla mancanza di individui che li abitano in pianta stabile e da una capacità di acuire l’individualismo dei soggetti che li frequentano.
Pensate alla sala d’aspetto di un’aeroporto: cosa c’è di più socialmente isolante, pur trattandosi di ambienti frequentati da centinaia di persone?
I non luoghi sono in realtà antitetici alla psicogeografia, ma stanno proliferando di pari passo con la modernità e con la globalizzazione.
Fate un giro a qualche chilometro da casa.
Ovunque voi viviate, troverete dei fast food, delle autostrade (o superstrade), dei centri commerciali.
Oramai ci sono anche nella “media montagna” e in campagna.
Due estati fa, per dire, hanno aperto un Bennet nell’angolo di Valsassina che spesso frequento, e che per almeno vent’anni è rimasto come congelato nel tempo, cristallizzato sul finire degli ’80.
Ora anche questo equilibrio è spezzato: tra pascoli, caseifici, villette delle vacanze e vecchie cascine svetta un piccolo centro commerciale a cui si è affiancata, trecento metri più in là, sulla provinciale, una modernissima banca, costruita nel bel mezzo di due frazioni.
Non luoghi.
Ovviamente la loro concentrazione è particolarmente densa nelle periferie delle grandi città. Se avete capito cosa intendo ora starete annuendo.
Ed è qui che vi chiedo di entrare in gioco.
Ho intenzione di scrivere un nuovo “agile saggio”, dopo le positive esperienze di Navi Fantasma e di Luoghi del Mistero. Ho già la copertina, la vedete a inizio post, e il titolo: Non Luoghi. Semplice e chiaro.
Oltre alle fonti che sto già cercando di recuperare, vorrei un aiuto da voi altri. Quali altri spazi definireste come “non luoghi”, oltre a quelli elencati in precedenza? Ho necessità di valutare opzioni e possibilità.
Poi vederemo cosa salterà fuori da tutto ciò, tanto non se ne riparla prima della primavera 2016.
Alex Girola – follow me on Twitter
Segui la pagina Facebook di Plutonia Experiment
Archiviato in:progetti, Senza categoria